Durante il Gran Premio d’Ungheria 2025, la Ferrari SF-25 di Charles Leclerc ha vissuto un crollo prestazionale che ha lasciato tifosi, tecnici e osservatori senza una spiegazione univoca. Dopo una prima metà di gara solida, in cui il monegasco è riuscito a contenere gli attacchi della competitiva McLaren di Oscar Piastri, la vettura numero 16 ha subito un calo improvviso, che lo ha fatto scivolare al quarto posto finale. Le reazioni via radio di Leclerc, insolite per intensità e stupore, hanno lasciato trasparire una frustrazione palpabile, confermata poi dai dubbi che si sono moltiplicati nei box e tra i media.
Inizialmente si è parlato di un possibile danno strutturale al telaio come causa del rallentamento. Questa teoria, però, è stata rapidamente smontata dagli approfondimenti condotti dagli ingegneri a Maranello, che non hanno riscontrato anomalie meccaniche né cedimenti strutturali. Il telaio della SF-25 è stato sottoposto a una serie di controlli minuziosi che hanno escluso ogni tipo di guasto. Anche componenti secondari legati alla struttura non hanno mostrato segni di degrado o danni tali da compromettere le prestazioni.
La smentita ufficiale di Maranello e la ricerca delle vere cause
Secondo quanto riportato da fonti autorevoli come il Corriere della Sera e F1inGenerale.com, la Ferrari ha escluso definitivamente il telaio tra le possibili cause del crollo di ritmo della vettura di Leclerc. Un retroscena emerso pochi giorni dopo la gara ha infatti rivelato che le indagini condotte a Maranello non hanno evidenziato alcun difetto né in termini strutturali né di assemblaggio.
Frédéric Vasseur, team principal della Scuderia, ha poi aggiunto un dettaglio non secondario: nel linguaggio interno del team, con “telaio” si intende tutto ciò che non fa parte del sistema di propulsione. Una dichiarazione che ha alimentato ulteriori domande, poiché una definizione così ampia impone una revisione metodica di molteplici elementi. Tuttavia, è emerso con chiarezza che nessun componente legato alla struttura della vettura può essere imputato per il calo drastico delle prestazioni verificatosi nella seconda metà di gara.
Un crollo prestazionale inspiegabile e le variabili in gioco
Nonostante l’assenza di problemi strutturali, la Ferrari ha registrato un crollo di oltre due secondi al giro rispetto al passo mostrato nella prima fase del Gran Premio. Una perdita netta e improvvisa, troppo significativa per essere attribuita a una singola variabile. Si è quindi cominciato a indagare su una serie di concause, alcune delle quali potrebbero aver agito in simultanea generando un effetto cumulativo.
Tra le prime ipotesi esplorate dai tecnici vi è una modifica nell’incidenza dell’ala anteriore, che potrebbe aver sbilanciato l’aerodinamica della vettura rendendola meno stabile nei cambi di direzione o nella gestione del carico sugli pneumatici. Un’altra possibile spiegazione potrebbe risiedere nella pressione delle gomme, che in condizioni variabili di temperatura e carico può compromettere il grip e l’efficienza complessiva della monoposto. Tuttavia, anche in questo caso, i dati raccolti non sembrano sufficienti a giustificare una perdita così drastica di competitività.
Il ruolo dei fattori esterni e l’ombra del regolamento
Maranello ha anche ammesso che le indagini sono orientate verso fattori esterni, come il mutamento delle condizioni della pista o la presenza di detriti che potrebbero aver influito sull’equilibrio del veicolo. Nessuna ipotesi è esclusa e ogni dettaglio è al vaglio per comprendere quale possa essere stata la causa reale dell’improvviso decadimento prestazionale.
Ma c’è anche un’ipotesi più sottile che aleggia nel paddock, ventilata da alcuni osservatori: la Ferrari potrebbe aver volutamente modificato alcuni parametri tecnici della SF-25 per evitare il rischio di incappare in una seconda squalifica. Dopo le tensioni vissute in passato con l’usura del plank – elemento regolamentare sotto la scocca che, se troppo consumato, può portare a penalizzazioni – non si può escludere che la Scuderia abbia preso una decisione conservativa a metà gara, pur consapevole del sacrificio in termini di prestazione.
Leclerc e le reazioni del team: tensione e determinazione
Il protagonista indiretto di questa vicenda rimane Charles Leclerc, il cui rendimento in pista e le reazioni via radio hanno acceso i riflettori sulla fragilità tecnica del pacchetto Ferrari in certe situazioni. Il pilota monegasco, visibilmente frustrato, ha faticato a comprendere il motivo del calo, manifestando tutto il suo disappunto in tempo reale. Il team, dal canto suo, ha mantenuto un profilo cauto, preferendo lavorare internamente sull’analisi dei dati prima di diffondere dichiarazioni ufficiali.
Questa prudenza potrebbe essere interpretata come la volontà di non sollevare ulteriori polemiche in un momento in cui la Scuderia è sotto pressione per i risultati altalenanti della stagione. L’obiettivo dichiarato rimane quello di ottenere consistenza sul passo gara, area in cui la SF-25 ha mostrato segnali incoraggianti solo a tratti, alternando prestazioni solide a cali improvvisi come quello visto a Budapest.
La stagione Ferrari tra aspettative e incognite
Il caso Leclerc in Ungheria rappresenta uno dei momenti chiave della stagione Ferrari, un episodio che evidenzia quanto la competitività del team sia ancora appesa a un equilibrio tecnico estremamente delicato. La SF-25 ha mostrato potenziale, ma anche limiti di affidabilità e adattabilità che possono compromettere il risultato finale nel corso di una gara.
Sarà cruciale per Maranello trovare risposte rapide e puntuali, in modo da garantire a Leclerc e al team una piattaforma più solida su cui costruire le prossime gare. L’indagine in corso sulla performance di Budapest è solo l’ultimo tassello di una stagione in cui la Ferrari cerca ancora di ritrovare la propria identità, divisa tra l’ambizione di vincere e la necessità di consolidare una base tecnica più stabile.







