Lewis Hamilton ha vissuto in Ungheria una delle giornate più difficili da quando ha iniziato la sua avventura con la Ferrari. Dopo mesi di aspettative e sacrifici, la gara disputata sul circuito dell’Hungaroring ha mostrato tutti i limiti di una stagione che per il sette volte campione del mondo sembra lontanissima dai trionfi passati. Per la prima volta da quando corre in Formula 1, Hamilton ha concluso il Gran Premio d’Ungheria fuori dalla zona punti, un dato che racconta da solo la portata della crisi.
La strategia della scuderia di Maranello è sembrata da subito rischiosa: l’idea di far partire Hamilton con gomme dure si è rivelata fallimentare già nei primissimi giri. Il pilota britannico ha perso subito due posizioni allo start e si è ritrovato bloccato in un trenino di DRS che ha impedito qualunque rimonta. Il traffico, in particolare, ha neutralizzato ogni margine di manovra, trasformando la gara in un lungo esercizio di frustrazione.
Un debutto Ferrari che non decolla
Le aspettative erano alte sin dal suo annuncio ufficiale in Ferrari, ma finora la stagione di Hamilton è stata un continuo saliscendi con pochi sprazzi e molte ombre. In Ungheria, la situazione è esplosa. Dopo una sessione di qualifica deludente che lo ha visto eliminato in Q2, Hamilton non è riuscito a recuperare il terreno perso nemmeno in gara, restando per tutta la corsa alle spalle di vetture meno performanti, incapace persino di tentare un attacco alla Racing Bulls di Isack Hadjar.
La mancanza di ritmo iniziale è stata in parte compensata da una performance più competitiva nei giri conclusivi, quando ha finalmente avuto pista libera. Tuttavia, a quel punto era ormai troppo tardi per rientrare in zona punti. Le difficoltà nel sorpasso, aggravate da una strategia azzardata e da un assetto forse non ottimale, hanno consolidato una delle sue peggiori prestazioni dell’anno.
La frustrazione nel team Ferrari
Al termine della gara, il malumore di Hamilton si è fatto sentire. Frasi pesanti pronunciate nel team radio, tra cui la possibilità che la squadra farebbe meglio a cercarsi un altro pilota, hanno sollevato non pochi interrogativi. Parole nate dalla frustrazione, pronunciate a caldo, ma che riflettono un disagio evidente. La sfida di correre per la Ferrari, con tutto il suo carico di storia e pressione, sta diventando più complessa del previsto.
Nonostante le parole taglienti, la squadra ha cercato di ridimensionare il malcontento. Il team principal Fred Vasseur è intervenuto in conferenza stampa per ricomporre l’immagine di un team ancora unito. Ha difeso Hamilton, parlando di frustrazione ma non di demotivazione. Secondo Vasseur, il pilota britannico resta estremamente esigente, prima ancora che con il team, con sé stesso. Ed è proprio questa tensione verso la perfezione che ha reso Hamilton uno dei più grandi di sempre, ma che ora sta generando attriti in un contesto in cui le prestazioni non sono all’altezza.
Il confronto interno con Leclerc
A peggiorare il quadro c’è il confronto diretto con il compagno di squadra. Charles Leclerc ha conquistato la pole position nel sabato di Budapest, dimostrando che la SF-25 ha un potenziale competitivo, almeno in qualifica. Per Hamilton, invece, la Q2 è stato un muro insormontabile, con l’uscita anticipata che ha condizionato tutta la sua domenica. L’assenza di ritmo e la difficoltà a superare vetture teoricamente inferiori hanno amplificato le sensazioni di frustrazione già presenti nella prima parte della stagione.
Vasseur ha sottolineato che Leclerc è stato molto competitivo per tutto il weekend, e che anche per Hamilton la gara sarebbe stata diversa se non fosse rimasto bloccato nel traffico. Ma è proprio questa difficoltà nei momenti chiave che sta costando cara al campione britannico, incapace finora di dimostrare un adattamento pieno alla nuova vettura e agli equilibri interni del team.
Le difficoltà della SF-25 nel traffico
Il problema principale emerso in Ungheria non è stato tanto la mancanza di velocità pura, quanto la difficoltà della vettura nel traffico. Il layout dell’Hungaroring, stretto e tortuoso, non aiuta certo i sorpassi, ma per un pilota del calibro di Hamilton restare imbottigliato dietro vetture di seconda fascia senza riuscire mai ad avvicinarsi davvero è sintomo di un problema più profondo. La SF-25 sembra non avere la trazione necessaria in uscita di curva per sfruttare appieno il DRS, e la scelta di gomme dure ha ulteriormente penalizzato le prime fasi di gara.
Il team ha provato a cambiare approccio a gara in corso, ma ogni decisione è arrivata troppo tardi per poter raddrizzare un fine settimana compromesso già dal sabato. È stato un azzardo strategico che ha pagato caro, soprattutto alla luce delle condizioni di traffico in cui Hamilton è rimasto invischiato per oltre metà gara.
La pausa estiva e il futuro di Hamilton
Nonostante il momento difficile, la Ferrari guarda alla pausa estiva come a un’occasione per rialzarsi. Vasseur ha dichiarato con convinzione che Hamilton tornerà competitivo, sottolineando come nei momenti in cui ha potuto girare da solo il suo passo non fosse affatto negativo. Resta però il dato oggettivo di una stagione che, almeno finora, è ben lontana dalle aspettative di inizio anno.
Con l’estate alle porte, il team di Maranello è chiamato a risolvere i nodi emersi in queste prime gare. La macchina va resa più prevedibile e più adatta alla guida di Hamilton. L’adattamento reciproco tra il pilota britannico e l’ambiente Ferrari è ancora in corso, ma il tempo per invertire la rotta non è infinito. Il rientro dopo la sosta sarà determinante per capire se il matrimonio tra la Rossa e Hamilton potrà davvero portare ai risultati sognati nei mesi scorsi.
Per ora, il GP d’Ungheria resta il punto più basso di questa prima parte del campionato. Hamilton dovrà dimostrare di saper reagire e tornare a essere quello che il mondo della Formula 1 conosce bene. La sfida, dentro e fuori dalla pista, è appena cominciata.







