Nuove accise sui carburanti: diesel più caro, benzina meno tassata

Entrano in vigore le nuove accise su diesel e benzina. Aumentano le imposte sul gasolio, mentre calano quelle sulla verde. Una riforma verso l’equità fiscale e ambientale

accise carburanti 2025

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale atteso da settimane, le nuove accise sui carburanti 2025 sono ufficialmente entrate in vigore. Dal 15 maggio 2025, l’Italia modifica la tassazione su benzina e diesel, segnando l’inizio di un percorso di riforma profondo e destinato a cambiare il volto della fiscalità legata ai trasporti su strada. Una misura che rientra tra gli interventi più significativi dell’anno, e che incide direttamente sulle tasche degli automobilisti, oltre che sull’agenda ambientale del Paese. L’obiettivo? Riallineare entro il 2030 la pressione fiscale tra i due carburanti, storicamente sbilanciata a favore del gasolio, e rispondere così ai requisiti imposti dall’Unione europea per l’accesso ai fondi del PNRR.

Accise carburanti 2025: cosa cambia?

Il decreto stabilisce due interventi paralleli. Da una parte, viene ridotta l’accisa sulla benzina di 1,50 centesimi al litro, dall’altra aumentata quella sul gasolio della stessa cifra. Un movimento simmetrico, almeno sulla carta, che però ha implicazioni molto diverse in termini di effetto economico e di percezione da parte degli automobilisti. Il gasolio, utilizzato dalla maggioranza dei veicoli commerciali e da una buona parte delle auto circolanti, diventa più caro da oggi. Al contrario, chi guida un’auto a benzina vedrà una leggera diminuzione al distributore, anche se parliamo comunque di cifre contenute.

Il valore aggiornato delle accise – la tassa fissa sul litro di carburante – è ora pari a 0,7134 euro al litro per la benzina (contro 0,7284 precedenti) e a 0,6324 euro al litro per il diesel (contro 0,6174 euro/l). Tradotto in termini di volume, significa che lo Stato incassa rispettivamente 713,40 euro ogni mille litri di benzina e 632,40 euro ogni mille litri di gasolio. Ma il dato davvero rilevante è quello proiettato al 2030.

Il pareggio delle accise previsto per il 2030

L’intervento appena entrato in vigore è il primo passo di un riallineamento graduale che si concluderà nel 2030. Il piano prevede che le accise su benzina e gasolio vengano armonizzate fino a raggiungere una quota comune di 672,50 euro ogni mille litri, pari a 0,6725 euro/litro per entrambi i carburanti. Una convergenza voluta non solo per motivi di equità fiscale, ma soprattutto per ragioni ambientali.

Il diesel, infatti, ha goduto per decenni di una fiscalità di favore rispetto alla benzina, nonostante oggi sia riconosciuto come uno dei principali responsabili dell’inquinamento urbano. Ridurre questa agevolazione significa, di fatto, disincentivare l’uso del gasolio, favorendo invece una transizione più rapida verso fonti meno inquinanti. E c’è un’altra motivazione concreta dietro questo provvedimento: la classificazione del gasolio tra i “SAD”, ovvero i sussidi ambientalmente dannosi.

Il ruolo del PNRR e dei fondi europei

Secondo il decreto, eliminare l’agevolazione sul diesel è uno degli impegni presi dall’Italia nel quadro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Bruxelles, infatti, ha posto tra le condizioni per l’erogazione dei fondi europei la progressiva rimozione di tutti i sussidi dannosi per l’ambiente, tra cui rientra la tassazione favorevole sul gasolio. La misura è dunque parte integrante di una strategia più ampia, che lega la sostenibilità economica a quella ambientale, e che vincola le scelte fiscali del governo alle regole comunitarie.

Ma al di là della strategia macroeconomica, resta da capire quale sarà l’impatto concreto sulle famiglie e sugli automobilisti.

L’impatto sulle tasche degli automobilisti: quanto si spende davvero

Le associazioni dei consumatori hanno già lanciato l’allarme: per chi guida un’auto a gasolio, i rincari stimati si aggirano tra i 15 e i 22 euro all’anno, considerando un consumo medio annuo di circa 1.000-1.500 litri. Può sembrare una cifra contenuta, ma va inserita in un contesto di inflazione persistente e di costante aumento del costo della vita. Inoltre, essendo il diesel il carburante preferito da flotte aziendali, veicoli commerciali e mezzi pesanti, l’aumento dell’accisa potrebbe generare ricadute indirette sui prezzi di beni e servizi.

Dall’altro lato, la leggera riduzione sulla benzina – 1,5 cent al litro – appare più simbolica che sostanziale. In ogni caso, gli effetti delle nuove accise si aggiungono a un sistema di tassazione sui carburanti già tra i più alti d’Europa. Secondo i dati aggiornati, la somma di accise e IVA rappresenta tra il 50% e il 60% del prezzo finale alla pompa.

Prezzi attuali e composizione del costo alla pompa

Per avere un quadro chiaro della situazione, è utile osservare i prezzi medi dei carburanti aggiornati al 19 marzo 2025. La benzina si attesta a 1,78 €/l al self-service e 1,924 €/l al servito, mentre il diesel costa 1,685 €/l al self-service e 1,829 €/l al servito. Una volta sottratte le tasse, il prezzo reale del carburante è inferiore di quasi un euro al litro. Basti pensare che, nel caso della benzina self-service, su 1,78 euro pagati al distributore, 1,049 euro sono tasse (pari al 58,9% del prezzo finale). Il discorso è simile per il diesel, dove oltre il 50% del prezzo è di natura fiscale.

Se ipotizziamo un pieno da 50 litri, si pagano tra i 47 e i 53 euro di imposte. Una quota rilevantissima che spiega perché ogni cambiamento nelle accise – anche minimo – viene subito avvertito dai cittadini.

Un nuovo equilibrio per il trasporto pubblico

Una parte importante delle maggiori entrate derivanti dall’aumento delle accise sul diesel verrà destinata al Fondo nazionale per il trasporto pubblico locale. Si tratta di un passaggio chiave, che mira a rafforzare l’offerta di mobilità alternativa e sostenibile, incentivando l’uso di autobus, tram e metropolitane. In questo modo, il governo prova a bilanciare l’impatto della nuova tassazione attraverso un reinvestimento pubblico potenzialmente utile a ridurre il traffico privato e a migliorare la qualità dell’aria nei centri urbani.

Un percorso graduale verso la transizione

Il riallineamento delle accise su benzina e diesel non è una misura isolata, ma fa parte di un percorso più ampio di transizione energetica. All’interno di questo disegno, anche il prezzo dei carburanti diventa uno strumento per orientare le scelte dei consumatori e delle imprese. Rendere meno conveniente il gasolio può accelerare il passaggio verso motorizzazioni ibride o elettriche, spingendo il mercato verso tecnologie più pulite.

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