Multa: come si contesta al prefetto?

Come contestare una multa al prefetto? La guida

Quando riceviamo una multa, in genere, c’è una sola cosa da fare: pagare, perché abbiamo sbagliato. Questo accade nella maggior parte dei casi, ma qualche volta il cittadino può avere la ragione della sua parte e può chiamare in causa il Prefetto: questa è una strada perfetta da percorrere se la multa ricevuta è una vera e propria ingiustizia.

Quando si ritiene di aver subito una multa ingiusta, ci sono più strade da percorrere: la richiesta di annullamento, l’autotutela, il ricorso al giudice di pace e infine il ricorso al Prefetto. Quest’ultimo metodo è gratuito e non c’è la necessità di coinvolgere un avvocato. A differenza del ricorso al giudice di pace, però, non ha il contraddittorio e non ci sono udienze durante le quali le parti si confrontano. Il Prefetto decide in “solitudine” e se decide contro il cittadino, questo è obbligato a pagare.

Come si contesta una multa al prefetto?

Partiamo dal definire le tempistiche: per chiamare in causa il prefetto ci sono a disposizione 60 giorni di tempo da quando il cittadino ha notizia della multa.

Ci sono due strade per portare davanti al prefetto la propria problematica: scrivere direttamente al prefetto, oppure inviare il ricorso al Comando che ha emanato la multa. In genere, è meglio usare il secondo metodo perché il Comando che ha emanato la multa, quando inoltrerà il ricorso al prefetto, dovrà allegare anche tutta la documentazione. Questo passaggio non avviene in automatico quando si scrive direttamente al Prefetto: questo, una volta ricevuto il ricorso, dovrà chiedere gli atti al Comando coinvolto, allungando ulteriormente i tempi.

In quanto tempo il prefetto risponde?

Anche il prefetto deve rispettare delle tempistiche:

  • 180 giorni: se il ricorso viene spedito al Comando accertatore;
  • 210 giorni: se il ricorso viene spedito al prefetto.

Vale la regola del silenzio-assenso: se il prefetto non risponde, il ricorso si considera accolto.

multa

Come si presenta il ricorso al prefetto?

Per contestare una multa al prefetto è necessario spedire il ricorso tramite lettera raccomandata con avviso di ricevimento. In questo senso, è perfetta la PEC (posta elettronica certificata): non c’è bisogno di usare un file .pdf, è possibile scrivere un testo semplice all’interno della mail stessa. Infine, si può portare il ricorso personalmente in Prefettura.

Come si scrive il ricorso?

Com’è facile intuire, questo genere di ricorso può essere scritto in carta semplice a mano o al pc, ma – e questo è tassativo – deve essere redatto da chi ricorre. Se si preferisce farlo fare all’avvocato, questo deve allegare il mandato. Lo specifichiamo, anche se è ovvio: il ricorso deve essere fatto da chi ha preso la multa.

Nel ricorso bisogna spiegare i motivi che portano il cittadino a chiedere l’annullamento della sanzione. Il documento deve riportare tassativamente:

  • i dati anagrafici di chi ricorre;
  • il codice del verbale impugnato (data di notifica e data di contestazione);
  • le motivazioni di fatto e di diritto che spiegano perché ci si oppone;
  • la richiesta di annullamento del verbale;
  • la richiesta di archiviazione delle sanzioni pecuniarie.

Per quali motivi si ricorre al prefetto?

E ora veniamo ai motivi dell’impugnazione, perché ovviamente non si può sempre chiamare in causa il prefetto. Il ricorso può essere proposto per qualsiasi particolare tale da permetterne l’annullamento. In gergo si chiamano “vizi di forma”, ecco qualche esempio:

  • notifica oltre i termini di legge;
  • indicazioni errate di targhe e tipo di veicolo;
  • nome del proprietario sbagliato;
  • norma violata sbagliata;
  • errata o mancata esposizione dei fatti;
  • omessa o errata indicazione del luogo.

Al ricorso vanno allegati tutti i documenti che possono essere utili per l’annullamento.

 

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