Slitta di un anno il divieto moto a Milano, coinvolti oltre 90.000 mezzi

Il Comune di Milano proroga al 1° ottobre 2026 il divieto di accesso e circolazione per le moto più inquinanti in Area B e C. Coinvolti oltre 90.000 motoveicoli.

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PH AI

Il Comune di Milano ha ufficializzato la proroga del divieto di circolazione delle moto più inquinanti nelle zone a traffico controllato della città, una decisione che coinvolge direttamente migliaia di cittadini. Il nuovo termine per l’entrata in vigore delle restrizioni è fissato per il 1° ottobre 2026, posticipando di dodici mesi l’applicazione della misura originariamente prevista per il 2025. La scelta è stata assunta dalla Giunta con l’obiettivo di rendere più graduale e sostenibile il passaggio a una mobilità urbana più attenta all’ambiente, senza trascurare le esigenze pratiche dei residenti e dei pendolari.

Il nuovo calendario del divieto moto a Milano

La decisione, comunicata ufficialmente il 2 agosto 2025, risponde alla necessità di gestire in modo efficace e progressivo la transizione ecologica del parco circolante su due ruote. In particolare, le limitazioni interesseranno le aree B e C della città, zone già soggette a regolamentazioni stringenti sul traffico automobilistico e ora estese anche a motoveicoli e motocicli a più elevato impatto ambientale. Milano si conferma così in prima linea nelle politiche di mobilità sostenibile, ma con un approccio che cerca di conciliare le istanze ecologiche con la fattibilità tecnica e sociale del provvedimento.

I mezzi interessati dal divieto e il peso sul parco circolante

La misura coinvolgerà diverse categorie di veicoli a due ruote, in particolare quelli considerati più obsoleti dal punto di vista delle emissioni. I veicoli soggetti al divieto dal 1° ottobre 2026 saranno infatti i motoveicoli e motocicli a due tempi Euro 2 e 3, i diesel Euro 2 e 3, e i benzina a quattro tempi Euro 0, Euro 1 ed Euro 2. Si tratta delle motorizzazioni meno efficienti e più impattanti, che verranno escluse progressivamente dal perimetro urbano controllato, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria e ridurre l’inquinamento in una città da sempre penalizzata dal traffico intenso.

Secondo le stime diffuse dal Comune e basate su dati ACI e sulle rilevazioni effettuate dalle telecamere attive in Area B, il divieto riguarderà complessivamente 90.530 motoveicoli. La fetta più consistente di questa cifra è rappresentata da circa 81.400 motocicli a benzina a quattro tempi, suddivisi in 42.800 Euro 0, 19.200 Euro 1 e 19.400 Euro 2. Numeri che testimoniano l’importanza di un intervento coordinato e informato, in grado di accompagnare un numero così elevato di utenti verso soluzioni alternative e più sostenibili.

Le motivazioni della proroga del divieto moto decisa dalla Giunta di Milano

La Giunta comunale ha spiegato che il rinvio del divieto per le moto più inquinanti è stato deciso in funzione della necessità di consolidare un percorso di informazione e adesione consapevole da parte dei cittadini. Posporre l’entrata in vigore delle limitazioni consente di rafforzare il processo di comunicazione del provvedimento, aumentando la comprensione delle nuove regole e garantendo più tempo per adeguarsi alla normativa. Questo vale in particolare per coloro che fanno uso quotidiano delle due ruote per ragioni di lavoro, studio o esigenze familiari e che avranno così la possibilità di valutare in modo più sereno le opzioni a disposizione.

Un altro elemento centrale che ha motivato il posticipo è l’estensione del sistema MoVe-In anche ai veicoli a due ruote. Questo meccanismo, già utilizzato per le auto, consente un monitoraggio dei chilometri percorsi attraverso una scatola telematica installata sul mezzo. L’apertura del programma anche alle moto permette una deroga in base all’utilizzo effettivo del veicolo, premiando chi percorre pochi chilometri l’anno o usa il mezzo in modo saltuario. L’estensione del MoVe-In rappresenta quindi una leva fondamentale per calibrare il divieto in modo più equo e sostenibile.

Area B e Area C: cosa cambia per la mobilità urbana

Il provvedimento si inserisce all’interno di una più ampia strategia di regolamentazione del traffico a Milano, che trova espressione soprattutto nella struttura a zone introdotta ormai da anni e consolidata con interventi mirati. L’Area B rappresenta la parte più estesa del sistema di restrizione, coprendo circa il 72% del territorio comunale e inglobando gran parte dei quartieri periferici. L’Area C, invece, corrisponde al centro storico e prevede l’accesso a pagamento, regolato da varchi elettronici attivi durante la giornata.

Le nuove limitazioni alle moto inquinanti previste per il 2026 rafforzano quindi il carattere ambientale delle due aree, che diventano sempre più spazi a traffico ridotto e regolato. La presenza dei divieti specifici per le due ruote integra le misure già in vigore per i veicoli a quattro ruote, spingendo verso una mobilità multimodale e meno impattante, coerente con gli obiettivi del Piano Aria Clima adottato dalla città.

Un impatto significativo per utenti e istituzioni

La decisione della Giunta di prorogare l’avvio delle restrizioni non ridimensiona l’importanza della misura, ma ne sottolinea piuttosto la complessità e l’impatto su una fetta consistente della popolazione urbana. Coinvolgere oltre 90.000 motociclisti significa intervenire su una componente essenziale della mobilità milanese, spesso scelta per la sua praticità nei contesti urbani congestionati. Per questo il Comune ha optato per una gestione progressiva e informata, puntando a minimizzare gli effetti negativi e a offrire strumenti di compensazione, come le deroghe MoVe-In, per garantire una transizione meno traumatica.

Le motivazioni ambientali restano alla base della misura, ma il successo dell’implementazione dipenderà dalla capacità di coinvolgere efficacemente i cittadini e di supportarli con politiche concrete. Incentivi alla rottamazione, promozione di veicoli elettrici, potenziamento del trasporto pubblico e soluzioni di mobilità condivisa saranno probabilmente parte integrante della strategia nei prossimi mesi, anche alla luce delle sfide economiche che molti motociclisti dovranno affrontare per adeguarsi ai nuovi standard.

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