Il settore dell’automotive italiano è al centro di una profonda trasformazione. Nel contesto di una crisi strutturale che affligge l’industria automobilistica in Europa, il governo italiano ha deciso di cambiare strategia sugli incentivi auto, riducendo il supporto diretto alla domanda e incentivando invece la riconversione industriale verso comparti strategici come la difesa, l’aerospazio, la blue economy e la cybersicurezza. Una mossa significativa, annunciata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante il Tavolo Nazionale Automotive che si è svolto al MIMIT. In sostanza, si parla di Incentivi auto ridotti, almeno per come li abbiamo conosciuti fino a oggi.
Incentivi auto ridotti: addio all’Ecobonus
Una delle dichiarazioni più rilevanti arrivate dal Tavolo riguarda l’annuncio che l’Ecobonus nazionale non sarà rinnovato. Secondo Urso, lo strumento si è dimostrato “inefficace su scala nazionale” e, dunque, non più adatto a sostenere il rilancio del settore. Al posto di un piano incentivi frammentato e gestito a livello statale, il governo propone una nuova strategia europea che punti a un piano omogeneo e stabile per incentivare l’acquisto di veicoli ecologici, senza vincolarsi esclusivamente all’elettrico. “Abbiamo chiesto all’Europa di realizzare un piano incentivi auto comunitario, che premi tutti i veicoli ecologicamente sostenibili”, ha spiegato il ministro, sottolineando come questa proposta stia guadagnando terreno a Bruxelles.
Tuttavia, nonostante il ridimensionamento degli incentivi diretti all’acquisto, il governo non intende abbandonare il comparto automotive. Al contrario, le risorse pubbliche saranno concentrate sul rafforzamento della componentistica, segmento considerato strategico per garantire la tenuta occupazionale e produttiva del settore. Tra il 2025 e il 2027 sono previsti 2,5 miliardi di euro in investimenti pubblici, di cui 1,6 miliardi già stanziati per il 2025. I fondi saranno erogati attraverso accordi per l’innovazione, contratti e mini-contratti di sviluppo, nonché forme di credito d’imposta pensate per sostenere l’evoluzione tecnologica della filiera.
Bilanciare la produzione industriale passa dagli Incentivi auto ridotti
L’approccio del governo si allinea anche al più ampio contesto europeo, dove si discute sempre più frequentemente della necessità di ribilanciare la produzione industriale. In Germania, ad esempio, il piano “ReArm Europe” ha dato slancio all’idea di produrre meno auto e più mezzi militari, in un’ottica di rafforzamento della sicurezza continentale. In questo quadro si inserisce anche l’interesse della tedesca Rheinmetall, attiva sia nel settore automotive che nella difesa, a rilevare lo stabilimento Volkswagen di Osnabrück – a patto che la domanda di carri armati continui a crescere.
La linea italiana non è molto diversa. Anche nel nostro Paese, alcune delle principali aziende del settore auto vantano una lunga tradizione nella produzione militare. È il caso di Fiat, oggi parte del gruppo Stellantis, che ha storicamente realizzato veicoli blindati ed equipaggiamenti per le forze armate. Ancora più attuale è il caso di Iveco Defence Vehicles, divisione militare del gruppo CNH Industrial (controllato da Exor, la holding della famiglia Agnelli), specializzata proprio nella progettazione di veicoli da difesa.
A sottolineare ulteriormente questa tendenza, nell’ottobre 2024 è stata fondata Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (LRMV), una joint venture paritaria tra la italiana Leonardo e la tedesca Rheinmetall. La nuova società, con sede a Roma e centro operativo a La Spezia, si propone di sviluppare e produrre veicoli militari avanzati per le forze armate italiane e internazionali. Una conferma del crescente interesse industriale verso comparti ad alto valore tecnologico e a maggiore stabilità economica rispetto all’automotive tradizionale.
Via al tavolo tecnico specifico
Tuttavia, le riconversioni industriali non avverranno in maniera disorganizzata. Il ministro Urso ha infatti annunciato la creazione di un tavolo specifico con imprese e Regioni per gestire la transizione, valutando caso per caso quali aziende e quali territori siano idonei a spostarsi verso settori ad alta crescita. L’obiettivo dichiarato è tutelare i lavoratori e garantire la sicurezza delle imprese, inserendo le riconversioni all’interno di un quadro coerente e condiviso con le parti sociali.
Durante il tavolo, ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) ha confermato la sintonia con il MIMIT riguardo alle iniziative da portare avanti in sede europea. L’organizzazione ha sottolineato la necessità che il Piano d’Azione della Commissione UE venga attuato in maniera concreta e realmente utile alla filiera.
Anche Stellantis è chiamata a giocare un ruolo chiave in questa trasformazione. Il governo ha riconosciuto i progressi del Piano Italia lanciato dal gruppo guidato da John Elkann, ma ha chiesto un’accelerazione sugli investimenti. La risposta è attesa nei prossimi giorni: Elkann comparirà il 19 marzo davanti alle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato per discutere del futuro degli stabilimenti italiani del gruppo e del ruolo strategico del settore auto nel contesto industriale nazionale.
In sintesi, l’Italia sta ridefinendo la propria politica industriale per il settore auto, spostando l’attenzione dagli incentivi alla domanda verso il rafforzamento della filiera produttiva e la diversificazione industriale. La conversione verso la difesa e altri settori ad alta tecnologia rappresenta una strategia di medio-lungo termine per preservare l’occupazione e rilanciare la competitività delle imprese italiane in un contesto globale sempre più complesso.
Questa scelta segna un cambiamento particolarmente significativo per il mondo dell’automotive italiano: da settore simbolo del Novecento industriale, a base di partenza per la trasformazione tecnologica e strategica dell’industria nazionale del XXI secolo.