Lewis Hamilton, tra ambizione e penalità: il suo complicato weekend in Messico

Il weekend messicano di Lewis Hamilton è stato intenso e controverso: una partenza aggressiva, duelli con Leclerc e Verstappen e una penalità da 10 secondi che ha cambiato tutto.

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Hamilton. PH Credit: Scuderia Ferrari, Account X

Il Gran Premio del Messico 2025 ha rappresentato per Lewis Hamilton un crocevia complesso tra ambizione, strategia e frustrazione. Il pilota britannico, partito dalla seconda fila, aveva tracciato un piano preciso: sfruttare la scia dei rivali al via per sorprendere tutti in curva 1 e puntare al suo primo podio stagionale. L’obiettivo era chiaro, il potenziale della Ferrari SF-25 in crescita, e il contesto di gara favorevole a una partenza aggressiva. Tuttavia, ciò che doveva essere un’occasione di riscatto si è trasformato in un susseguirsi di episodi controversi, culminati in una penalità che ha compromesso il risultato finale.

La partenza: un piano audace che si trasforma in caos

Hamilton sapeva che la chiave della gara sarebbe stata la partenza. Dalla seconda fila, dietro a Lando Norris e Charles Leclerc, ha sfruttato al massimo la scia dei due piloti per inserirsi nel gruppo di testa sin dai primi metri. La sua partenza è stata perfetta, e per un attimo la Ferrari numero 44 è sembrata in grado di lottare per la prima posizione. In pochi istanti, però, la situazione si è fatta estremamente complessa. Allo spegnimento dei semafori, Leclerc, Norris, Verstappen e Hamilton si sono ritrovati fianco a fianco alla staccata di curva 1, dando vita a un intreccio di traiettorie e rischi che ha subito cambiato il volto della corsa.

Hamilton ha cercato di allargarsi leggermente per uscire dalla scia di Norris e avere aria pulita in frenata, mentre alla sua sinistra Leclerc e Verstappen si spostavano verso l’interno, stringendo gli spazi disponibili. La manovra si è trasformata in un istante in un duello multiplo, con tutti e quattro i protagonisti costretti a prendere decisioni al limite. Il britannico è riuscito a mantenere il controllo della monoposto, ma il contatto ravvicinato tra Leclerc e Verstappen ha spinto entrambi a tagliare la chicane, mentre Norris e Hamilton hanno proseguito regolarmente.

Un avvio tra manovre al limite e polemiche

La confusione in partenza ha inevitabilmente alimentato polemiche. Mentre Leclerc restituiva la posizione a Norris per evitare una penalità, Hamilton riusciva a superare Verstappen in curva 4 e a portarsi in terza posizione. Tuttavia, il taglio di curva dei rivali ha subito sollevato discussioni sull’equità delle manovre. Secondo molti osservatori, il monegasco e l’olandese avrebbero tratto vantaggio dal taglio, ma la direzione gara ha deciso di non intervenire, ritenendo che non ci fosse stato un guadagno di posizione significativo.

Hamilton, al contrario, ha espresso chiaramente la sua insoddisfazione via radio, chiedendo ai box se i commissari avessero intenzione di esaminare la situazione. La risposta non è mai arrivata, e l’inglese ha dovuto concentrarsi sul mantenere il ritmo. La partenza era stata positiva, ma il caos dei primi metri aveva già minato le possibilità di impostare una gara lineare.

La penalità decisiva e la gestione FIA

Il momento più controverso della gara è arrivato al sesto giro. Dopo un attacco di Verstappen su Leclerc in curva 1, entrambi i piloti sono finiti larghi senza ricevere penalità. Hamilton, osservando la scena, ha mantenuto un atteggiamento prudente, considerandola una normale azione di gara. Tuttavia, pochi minuti più tardi, anche lui è finito al centro dell’attenzione della FIA. In un duello ravvicinato con Verstappen, il britannico ha bloccato l’anteriore ed è finito nella via di fuga di curva 4. Da quest’anno, la Federazione ha introdotto una stradina d’asfalto obbligatoria per chi sbaglia la staccata, un percorso studiato per rallentare le monoposto e impedire vantaggi di tempo.

Hamilton, però, non ha seguito quel tracciato. Con la vettura lanciata ad alta velocità, ha preferito tagliare sull’erba per rientrare rapidamente in pista, ottenendo così la posizione su Verstappen. La manovra non è sfuggita ai commissari, che hanno riconosciuto la difficoltà di rallentare su una superficie tanto polverosa, ma hanno stabilito che il pilota aveva comunque tratto vantaggio dal taglio. La conseguenza è stata una penalità di dieci secondi che ha stravolto la sua gara.

La posizione della FIA

I commissari hanno spiegato che la vettura di Hamilton stava viaggiando a una velocità eccessiva per poter utilizzare la via di fuga prescritta, motivo per cui non gli è stata contestata la mancata esecuzione della manovra. Tuttavia, secondo la Federazione, non rispettando la stradina, il pilota britannico ha di fatto guadagnato un vantaggio ingiusto nei confronti di Verstappen. È stata una valutazione complessa, che ha cercato di bilanciare la logica sportiva e la sicurezza, ma che ha finito per penalizzare pesantemente il sette volte campione del mondo.

Per Hamilton, la decisione è apparsa incoerente con quanto avvenuto nei primi giri, quando altri piloti avevano tratto vantaggio da manovre simili senza ricevere sanzioni. La discrezionalità dei commissari, secondo il britannico, ha influito sul risultato di una gara che fino a quel momento stava procedendo in modo competitivo.

Un weekend di progressi e contraddizioni

Nonostante la penalità e l’ottavo posto finale, il weekend messicano di Hamilton non può essere considerato del tutto negativo. Dopo diverse gare difficili, il britannico ha mostrato segnali di crescita sia in qualifica che nel passo gara. Il feeling con la Ferrari SF-25 è migliorato sensibilmente, come dimostrano i tempi sul giro e la costanza in condizioni di traffico. In qualifica, Hamilton aveva già sorpreso piazzandosi in seconda fila, a conferma di un equilibrio aerodinamico e di un bilanciamento che finalmente sembrano adattarsi al suo stile di guida.

La sua partenza aggressiva e la capacità di leggere le dinamiche di gara restano elementi che lo distinguono. Anche nella gestione delle gomme, tradizionale punto di forza di Hamilton, la SF-25 ha risposto bene, consentendogli di mantenere un ritmo competitivo nelle prime fasi. Tuttavia, l’incidente regolamentare in curva 4 e la conseguente sanzione hanno trasformato il suo Gran Premio in un esercizio di gestione e contenimento, piuttosto che in una reale opportunità di lottare per il podio.

Le parole di Hamilton dopo la gara

Nel dopogara, il tono di Hamilton è stato pacato ma deciso. Ha evidenziato come, nella fase iniziale, la sua partenza fosse stata ottima e la sua condotta regolare, mentre altri avevano tagliato la pista senza ricevere conseguenze. Le sue parole hanno lasciato intendere una certa frustrazione per la mancanza di uniformità nelle decisioni, ma anche una consapevolezza più ampia: il progetto Ferrari sta crescendo e lui stesso si sente più a suo agio al volante.

Hamilton ha definito la via di fuga in curva 4 “il posto più polveroso del mondo”, spiegando che seguirla avrebbe comportato un rallentamento eccessivo e potenzialmente pericoloso. Ha ammesso di aver preferito un rientro più diretto, anche se la scelta gli è costata cara. Ciò che emerge dalle sue parole è la volontà di continuare a spingere, di cercare il limite, anche quando il risultato non premia lo sforzo.

Un podio mancato ma una direzione chiara

L’ottavo posto finale non racconta tutta la storia della gara di Hamilton. Il distacco da George Russell, circa quattro secondi, dimostra che il ritmo c’era, così come la competitività. La differenza l’ha fatta la penalità, che ha trasformato un potenziale podio in un risultato deludente. Tuttavia, la lucidità mostrata nel commentare l’episodio e la capacità di leggere i punti positivi sono segnali della sua maturità e della fiducia ritrovata.

Il britannico ha sottolineato di voler “estrarre gli aspetti positivi” dal weekend, riferendosi al lavoro di squadra e al progresso complessivo della Ferrari. Nonostante la delusione, ha riconosciuto che il passo mostrato in Messico rappresenta una base solida per le prossime gare. È la prova di come, anche nelle difficoltà, Hamilton continui a essere un riferimento tecnico e mentale per la squadra.

La Ferrari e il futuro di Hamilton

Il rapporto tra Hamilton e la Ferrari è ancora nella sua fase di consolidamento, ma il weekend messicano ha evidenziato una sintonia crescente. Il team, guidato da Frédéric Vasseur, ha supportato il pilota britannico sia nelle fasi di preparazione che nella gestione della penalità, accettando la decisione della FIA ma riconoscendo la severità della sanzione. Per Hamilton, che ha costruito la propria carriera sulla precisione e sulla capacità di massimizzare ogni situazione, l’obiettivo rimane quello di riportare la Ferrari al vertice e conquistare risultati che riflettano il suo valore.

In un contesto tecnico sempre più competitivo, il britannico ha dimostrato di non aver perso il suo istinto da combattente. La partenza aggressiva, la gestione dei duelli e la determinazione nel voler restare davanti ai rivali sono segnali di un pilota che, nonostante l’età e le difficoltà di adattamento a una nuova scuderia, continua a interpretare la Formula 1 come una sfida personale.

Conclusione implicita

Il Gran Premio del Messico ha confermato che Lewis Hamilton rimane una figura centrale nel panorama della Formula 1 moderna. Il suo weekend è stato un concentrato di talento, strategia e controversie, espressione di un campione che continua a cercare la perfezione anche quando le circostanze lo penalizzano. L’episodio della penalità in curva 4 resterà un punto di discussione, ma al di là del risultato, ciò che emerge è la sua capacità di reagire e di trasformare ogni errore in esperienza. La strada verso il podio resta aperta, e con la Ferrari in crescita, il britannico sembra più determinato che mai a ritrovare quella vittoria che manca da troppo tempo.

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