Ferrari, il difficile weekend di Baku tra strategie e problemi tecnici

Al GP d’Azerbaijan 2025 la Ferrari fatica: Leclerc chiude nono, Hamilton fuori dai punti. Errori strategici e limiti della monoposto pesano sul risultato.

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PH: Scuderia Ferrari

Il Gran Premio d’Azerbaijan 2025 si è rivelato un banco di prova amaro per la Ferrari, incapace di tradurre in risultato le attese della vigilia. Il tracciato cittadino di Baku, notoriamente favorevole a rimonte e sorprese, non ha offerto appigli concreti al Cavallino, che ha visto Charles Leclerc chiudere in nona posizione e Lewis Hamilton restare ai margini della zona punti. La giornata azera ha così confermato un trend difficile da ignorare: la monoposto di Maranello mostra ancora limiti strutturali che nessuna strategia di gara sembra in grado di mascherare del tutto.

Leclerc, dal passo promettente al crollo finale

Nelle prime fasi di gara, Leclerc aveva dato l’impressione di poter competere con le Mercedes. Già al quinto giro si era portato in settima posizione, con un distacco contenuto a un secondo da George Russell. Le premesse lasciavano intendere un potenziale ingresso nella lotta per le posizioni di vertice, ma con il passare dei giri la realtà si è rivelata ben diversa. Mentre Russell ha consolidato la propria corsa fino a un eccellente secondo posto, Leclerc è scivolato progressivamente all’indietro fino al nono posto finale, pagando una differenza di passo che ha aperto ulteriori interrogativi sul reale stato di competitività della Ferrari.

Le strategie a confronto con la Mercedes

A fare la differenza sono state anche le scelte strategiche. Russell ha optato per una partenza con gomme hard, riuscendo a gestire un lungo stint e a guadagnare posizioni decisive grazie a un overcut prolungato fino al trentanovesimo giro. Con questa mossa ha superato avversari come Sainz, Lawson e Antonelli, costruendo le basi per il podio. La Ferrari ha invece scelto di partire con gomme medie, una decisione che ha limitato le possibilità di allungare lo stint e ha costretto Leclerc a una gestione meno efficace delle fasi centrali di gara. Un dettaglio che in Formula 1 fa spesso la differenza e che a Baku si è trasformato in un fattore determinante.

Il problema tecnico che ha bloccato Leclerc

Oltre alle difficoltà strategiche, Leclerc ha dovuto fare i conti con un problema tecnico. La Power Unit della sua Ferrari ha infatti mostrato una perdita di prestazione per alcuni giri, impedendogli di sfruttare al massimo la velocità di punta sul lungo rettilineo di Baku. Lo stesso pilota ha confermato il guasto a fine gara, sottolineando come la monoposto fosse incapace di superare in rettilineo, condizione che lo ha costretto a rimanere intrappolato dietro la Racing Bulls di Lawson. Anche Fred Vasseur, team principal, ha ammesso il problema, chiarendo che, pur trattandosi di una difficoltà marginale, l’effetto sulle possibilità di rimonta è stato significativo.

Una Ferrari condizionata da errori ed esecuzione

L’analisi del weekend evidenzia un tema ricorrente: la Ferrari non paga solo in termini di prestazione pura, ma anche nell’esecuzione complessiva del fine settimana. Vasseur ha parlato di due elementi fondamentali, prestazione e gestione, sottolineando come in entrambe le aree ci siano state lacune. A partire dall’errore in qualifica di Leclerc, che lo ha costretto a scattare dalla decima posizione, fino alla scelta delle gomme e alla gestione complessiva delle fasi di gara, i dettagli hanno finito per pesare come macigni sul risultato finale. La consapevolezza è che, anche con una vettura migliorata rispetto a Spa, la Ferrari non ha saputo tradurre questo progresso in punti pesanti.

Il confronto con le rivali dirette

L’esempio di Russell a Baku rappresenta un campanello d’allarme. Partito dietro, è riuscito a costruire una gara solida, sfruttando la capacità della Mercedes di esaltarsi con basse temperature e mostrando che il risultato non è inevitabilmente legato alla posizione di partenza. La Ferrari, al contrario, non è riuscita a esprimere lo stesso potenziale. Il confronto mette in luce una forbice di prestazioni che non può essere spiegata solo con episodi sfortunati o condizioni particolari, ma che riflette limiti strutturali della vettura di Maranello rispetto alle dirette concorrenti.

Hamilton, un altro weekend anonimo

Anche Lewis Hamilton non è riuscito a invertire la rotta. Partito anch’egli dalle retrovie dopo una qualifica opaca, l’inglese non ha trovato il passo per risalire e si è dovuto accontentare di restare ai margini della top ten. Un risultato che contribuisce a delineare un quadro complessivamente deludente per la Ferrari, incapace di portare nessuno dei suoi piloti oltre la nona posizione e con la sensazione di un’occasione mancata su un tracciato che in passato aveva spesso offerto opportunità di guadagno.

I limiti della monoposto e la coperta corta

Il tema che emerge con forza da questo weekend è quello della cosiddetta coperta corta. La Ferrari si trova ciclicamente a dover bilanciare aree di forza e di debolezza della monoposto, senza riuscire a trovare una soluzione che renda la vettura competitiva in tutte le condizioni. Che si tratti di temperature alte o basse, di tracciati cittadini o permanenti, di curve veloci o lente, la costante resta una: la vettura non riesce a esprimere una prestazione vincente. I miglioramenti rispetto all’inizio stagione non bastano a colmare il divario con le rivali, e ogni weekend si trasforma in una nuova dimostrazione delle difficoltà strutturali che il team non è ancora riuscito a superare.

Le parole di Vasseur e la prospettiva futura

Nel commentare il risultato di Baku, Vasseur ha sottolineato come sia necessario analizzare con lucidità le aree in cui il team avrebbe potuto fare meglio. Le parole del team principal non lasciano spazio a illusioni: la Ferrari deve concentrarsi tanto sulla prestazione pura quanto sull’esecuzione del weekend, evitando di cercare alibi in episodi specifici. L’obiettivo è trovare un equilibrio che consenta di massimizzare il potenziale in ogni circostanza, senza incappare in errori o scelte controproducenti. Solo in questo modo il Cavallino potrà sperare di ridurre il divario e tornare a lottare per risultati di vertice.

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