Autovelox, stretta del governo: multe, distanze e limiti nel nuovo decreto

Entra in vigore il decreto autovelox voluto da Matteo Salvini: regole più severe per le installazioni, limiti alle multe e controlli più chiari per gli automobilisti italiani.

autovelox

A partire dal 12 giugno 2024, cambiano le regole per l’installazione e l’utilizzo degli autovelox in Italia. Il provvedimento, voluto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidato da Matteo Salvini, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 28 maggio 2024 e segna un deciso cambio di rotta nella gestione dei dispositivi di rilevamento della velocità. L’intento dichiarato è quello di porre fine a pratiche scorrette da parte di alcuni Comuni, accusati di usare gli autovelox come strumenti per far cassa anziché come mezzi di prevenzione stradale.

L’applicazione del decreto, datato 11 aprile 2024, prevede un anno di tempo per l’adeguamento da parte delle amministrazioni locali. Entro il 12 giugno 2025, tutti i dispositivi dovranno rispettare le nuove disposizioni oppure saranno considerati fuorilegge e dovranno essere disattivati. Il messaggio del Ministero è chiaro: regole più trasparenti, installazioni più giustificate e controlli più equi.

Autovelox solo dove c’è reale necessità di controllo

Una delle principali novità del decreto autovelox riguarda l’individuazione dei tratti stradali dove sarà consentito installare i dispositivi. Il Ministero ha stabilito criteri specifici che i Prefetti dovranno seguire per autorizzare gli impianti. I dispositivi potranno essere collocati solo laddove siano state rilevate elevate percentuali di incidentalità legata alla velocità nel corso degli ultimi cinque anni, oppure dove risulti oggettivamente difficile procedere alla contestazione immediata delle infrazioni.

Un altro requisito fondamentale è il riscontro di velocità medie effettive superiori ai limiti di legge, condizione che evidenzia la presenza di comportamenti potenzialmente pericolosi da parte degli automobilisti. In questo modo, la presenza degli autovelox verrà giustificata da criteri oggettivi e verificabili, e non più da valutazioni discrezionali o, peggio, da esigenze di bilancio comunale. Il provvedimento risponde così a un’esigenza molto sentita dai cittadini: quella di un controllo del traffico che sia improntato alla sicurezza reale e non alla logica della sanzione sistematica.

Cosa cambia sulle strade: limiti e distanze tra dispositivi

Oltre ai criteri di installazione, il decreto stabilisce anche precise distanze minime tra un autovelox e l’altro, così come tra il dispositivo e il cartello di preavviso. L’obiettivo è evitare che gli automobilisti vengano colti di sorpresa da controlli non segnalati o concentrati in brevi tratti stradali. Ad esempio, sulle autostrade, due autovelox non potranno essere posizionati a meno di quattro chilometri l’uno dall’altro, mentre su strade extraurbane principali e secondarie la distanza scende a tre chilometri.

Le strade urbane di scorrimento dovranno rispettare un limite di un chilometro, che si riduce ulteriormente a 500 metri per le strade urbane di quartiere e locali. Anche la segnalazione visiva dovrà essere rispettata scrupolosamente: sulle autostrade il cartello che avvisa della presenza di un autovelox dovrà trovarsi almeno quattro chilometri prima del dispositivo. Sulle strade urbane di scorrimento la distanza minima sarà di 200 metri, mentre nelle altre categorie stradali si scenderà a 75 metri. Sono modifiche pensate per garantire trasparenza e per scoraggiare la sensazione, spesso diffusa tra gli utenti della strada, che gli autovelox vengano usati come trappole per sanzioni facili.

La questione delle multe e la confusione tra approvazione e omologazione

Non meno importante è l’aspetto legato alla validità delle multe comminate tramite autovelox. In Italia da tempo si trascina una controversia giuridico-amministrativa legata all’utilizzo di dispositivi “approvati” ma non “omologati”, due termini che, pur sembrando simili, hanno effetti molto diversi in termini legali. Attualmente, se un autovelox risulta solo “approvato” ma non anche “omologato”, la multa può essere considerata nulla, con gravi implicazioni per la certezza del diritto.

Il nuovo decreto non chiarisce definitivamente questa ambiguità, lasciando ancora aperta una questione che mina la credibilità dell’intero sistema sanzionatorio. Il Ministero ha annunciato che lavorerà per sciogliere questo nodo, ma al momento restano valide le sanzioni previste dal Codice della Strada, che variano in base all’entità del superamento del limite di velocità. Dalle sanzioni minime per infrazioni lievi, fino alle multe salate e sospensioni della patente nei casi più gravi, l’apparato repressivo rimane formalmente in vigore, ma resta appeso alla corretta omologazione dei dispositivi.

Il rischio spegnimento e il ruolo degli enti locali

Un altro punto critico introdotto dal decreto riguarda la mappatura ufficiale degli autovelox. La Lega, attraverso un emendamento al Decreto Infrastrutture, ha stabilito che ogni Comune dovrà comunicare formalmente al Ministero la presenza dei dispositivi installati sul proprio territorio. Se questa comunicazione non verrà effettuata nei tempi stabiliti, gli autovelox non mappati non potranno entrare in funzione. Il rischio, quindi, è che numerosi dispositivi vengano spenti per mancata regolarizzazione.

Secondo il partito guidato da Matteo Salvini, questo è un “passaggio dovuto” per ottenere un quadro aggiornato e affidabile dei controlli in essere. La misura mira a chiudere una falla sistemica che ha consentito, negli anni, l’installazione di autovelox non ufficialmente registrati o non controllati. Un’anomalia che, se non risolta, compromette l’efficacia del sistema e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. In un’ottica di trasparenza e responsabilità, la comunicazione formale e la mappatura diventano quindi strumenti essenziali per ristabilire un equilibrio tra sicurezza stradale e rispetto dei diritti degli automobilisti.

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