Accisa mobile: cos’è l’arma fiscale e come funziona contro il caro carburante

Come funziona l'arma fiscale contro il caro carburanti

accisa mobile

Avete mai sentito parlare di accisa mobile? Ebbene, non è una novità dell’ultima ora, ma potrebbe rivelarsi utile per combattere il caro carburanti. L’aumento costante dei prezzi dei carburanti ha creato una situazione difficile per automobilisti e imprese in Italia.

In questo contesto, il governo sta valutando l’attivazione proprio dell’accisa mobile, una misura fiscale che potrebbe portare un sollievo temporaneo ai consumatori. Tuttavia, questa decisione non è da prendere alla leggera, poiché le risorse devono essere indirizzate in modo strategico per sostenere le famiglie in difficoltà e promuovere il risparmio energetico. Lo ha spiegato molto bene un articolo de La Voce.

Accisa mobile e aumento del prezzo dei carburanti

Nonostante l’estate sia ormai quasi alle spalle, i prezzi dei carburanti in Italia non danno segni di diminuzione. Il prezzo medio della benzina nel sistema self-service ha superato la soglia critica dei 2 euro al litro in media nazionale, raggiungendo i massimi dal luglio 2022. A quel tempo, l’accisa era stata ridotta di 25 centesimi al litro (30 Iva inclusa), portando il prezzo effettivo a meno di 2,3 euro al litro. Attualmente, il gasolio ha raggiunto il suo massimo del 2023, nonostante una diminuzione nelle quotazioni dei prodotti petroliferi. Questa situazione è in parte attribuibile al prezzo del petrolio Brent, che si aggira intorno ai 94 dollari al barile, e al taglio della produzione fatto dall’Opec.

L’accisa mobile è stata introdotta per la prima volta nel marzo 2008, in risposta a un aumento significativo dei prezzi del petrolio avvenuto in quel periodo. Questa misura ha portato a uno sconto di due centesimi al litro (Iva inclusa) per un breve periodo, grazie a un extra-gettito Iva generato dall’aumento dei prezzi petroliferi. Tuttavia, questa misura è stata attuata solo una volta prima del recente taglio deciso dal governo Draghi nel marzo 2022. Misura che poi è stata rivista e poi eliminata dal Governo Meloni, il quale ha preferito usare quelle risorse per il taglio del cuneo fiscale.

La legge finanziaria del 2008 aveva stabilito che il governo può (e quindi possibilità e non dovere categorico) attivare l’accisa mobile quando il prezzo medio del petrolio Brent, in euro, supera il livello indicato nell’ultimo Documento di Economia e Finanza (Def). In tal caso, l’extra-gettito Iva può essere utilizzato per temporaneamente ridurre le aliquote delle accise, riducendo così i prezzi dei carburanti alla pompa o frenandone l’aumento.

Attivazione accisa mobile: le incognite

Per la sua attivazione ci sono alcune incognite. La principale di queste è legata alla definizione del “precedente bimestre”. Ciò potrebbe riferirsi sia al bimestre di calendario (luglio-agosto) che alla media mobile degli ultimi due mesi (15 luglio-15 settembre).

Come ha specificato la rivista specializzata in economia La Voce, nel primo caso avremmo una media superiore ai 75 euro (sotto il livello indicato dal DEF) e dunque niente attivazione dell’accisa mobile. Nel secondo caso invece la soglia sarebbe superiore ai fatidici 77,4 euro.

L’attivazione dell’accisa mobile rappresenterebbe un’arma fiscale contro l’aumento dei prezzi dei carburanti in Italia. Tuttavia, la decisione non può essere presa alla leggera. È fondamentale che le risorse siano indirizzate in modo strategico, favorendo le famiglie in difficoltà e promuovendo il risparmio energetico. In un contesto di prezzi dei carburanti sempre più alti, il governo deve agire con prudenza per garantire un impatto positivo sull’economia e sulla vita quotidiana dei cittadini italiani.

 

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