La sicurezza stradale italiana si trova oggi a un bivio delicato. Le barriere stradali che proteggono automobilisti e passeggeri sono infatti ancora basate su standard progettuali risalenti agli anni ’90, quando la massa media dei veicoli circolanti era di circa 1.200 kg. Un valore che risulta ormai del tutto superato dall’evoluzione dell’automobile moderna. Le vetture di oggi, e in particolare i SUV e le auto elettriche, superano spesso la soglia dei 1.800 kg, creando uno squilibrio che rischia di compromettere l’efficacia dei sistemi di contenimento in caso di impatto. Detta in parole povere, auto elettriche e Suv sono troppo pesanti per le barriere stradali.
Il risultato è che, in molte situazioni, le barriere potrebbero non essere più in grado di garantire il livello di sicurezza per cui furono concepite. La questione, evidenziata con forza da AISICO e ANSFISA, è tanto tecnica quanto sociale: aggiornare le infrastrutture significa adeguare la protezione stradale a una realtà che in trent’anni è radicalmente cambiata, senza che la rete viaria si sia evoluta di pari passo.
Le barriere stradali sono rimaste indietro
A lanciare l’allarme è AISICO, leader nella sperimentazione e certificazione dei sistemi di sicurezza stradale. Secondo la società, il quadro normativo che regola la progettazione e l’omologazione delle barriere è rimasto fermo a oltre trent’anni fa, in un contesto tecnico ormai anacronistico.
L’allarme fotografa una realtà in cui la tecnologia dei motori, l’introduzione delle batterie per i veicoli elettrici e l’adozione di avanzati sistemi di assistenza alla guida hanno portato a un incremento notevole della massa media dei veicoli. Ma mentre le case automobilistiche si sono adeguate a nuove normative ambientali e di sicurezza, le infrastrutture italiane non hanno subito aggiornamenti strutturali significativi. Le barriere metalliche di protezione presenti lungo autostrade e strade statali sono ancora progettate per contenere impatti con veicoli molto più leggeri rispetto a quelli attuali.
I numeri della sicurezza: i dati Istat e l’urgenza del problema
Il tema non è soltanto tecnico, ma drammaticamente umano. Secondo i dati Istat 2024, in Italia si sono registrati 3.030 morti sulle strade, accompagnati da 233.853 feriti e 173.364 incidenti. Rispetto all’anno precedente, gli incidenti sono aumentati del 4,1%. Si tratta di numeri che segnalano una tendenza preoccupante e che mettono in luce la necessità di una revisione urgente delle infrastrutture di sicurezza.
L’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di dimezzare le vittime della strada entro il 2030, ma per raggiungere questo traguardo è necessario intervenire su tutti gli aspetti del sistema viario, non solo sui comportamenti alla guida o sulle dotazioni di sicurezza dei veicoli. Le barriere stradali rappresentano una componente cruciale di questo sistema e la loro obsolescenza rischia di vanificare gli sforzi fatti in altri ambiti.
Un’infrastruttura progettata per auto più leggere
Negli anni ’90, quando furono definiti gli standard di omologazione delle barriere italiane, le automobili medie pesavano poco più di 1.000 kg. Oggi la situazione è completamente diversa: la diffusione dei SUV, dei crossover e delle vetture elettriche ha portato il peso medio dei veicoli a superare stabilmente 1.800 kg. Questo aumento di massa non è solo una questione statistica, ma un fattore che incide direttamente sulla fisica degli incidenti. In caso di urto, una barriera dimensionata per trattenere un’auto da 1.200 kg può non riuscire a contenere un SUV da quasi due tonnellate, generando effetti molto più gravi.
L’energia cinetica di un veicolo moderno può superare di oltre il 50% quella prevista dai test originali degli anni ’90. È un divario che rende urgente una revisione normativa, poiché le barriere non sono in grado di assorbire o deviare in sicurezza urti di tale intensità. In molti casi, inoltre, le installazioni più datate non prevedono sistemi di ancoraggio adeguati ai nuovi standard internazionali, aggravando il rischio di cedimento strutturale in caso di impatto.
ANSFISA avvia il censimento delle barriere: piano nazionale entro il 2026
L’allarme lanciato da AISICO è stato raccolto da ANSFISA, l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali. In vista della Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime della Strada, che si terrà il 16 novembre, l’agenzia ha emanato una circolare ufficiale indirizzata a ANAS, Regioni, Province e Comuni. L’obiettivo è avviare un censimento nazionale delle barriere stradali esistenti per valutare il loro stato, individuare quelle obsolete e definire le priorità di intervento.
Il piano prevede un aggiornamento delle infrastrutture entro il 2026, con un approccio che unisce innovazione tecnologica e sicurezza. ANSFISA ha infatti indicato la necessità di introdurre strumenti digitali di monitoraggio continuo, capaci di registrare in tempo reale lo stato delle barriere, il livello di corrosione dei materiali e la resistenza strutturale. In questo modo sarà possibile intervenire tempestivamente in caso di degrado o danno, evitando che le criticità diventino potenziali pericoli.
Il progetto mira a costruire un database centralizzato delle infrastrutture di sicurezza, collegato ai sistemi di gestione del traffico e alla manutenzione programmata. È un cambiamento radicale nel modo in cui la sicurezza viene gestita in Italia, perché passa da un modello reattivo a uno preventivo. L’aggiornamento delle barriere non sarà solo una questione di sostituzione fisica, ma anche di controllo costante e ottimizzazione digitale.
Il peso crescente dei SUV e delle auto elettriche
Il fenomeno che ha portato a questa criticità è strettamente legato alla trasformazione del parco auto italiano ed europeo. Negli ultimi anni, i SUV hanno conquistato una quota di mercato dominante, rappresentando una percentuale crescente delle immatricolazioni. L’arrivo delle auto elettriche ha amplificato ulteriormente la tendenza, poiché le batterie di trazione aumentano sensibilmente il peso complessivo dei veicoli.
Una berlina compatta elettrica può oggi pesare quanto una grande vettura di vent’anni fa, e i SUV di nuova generazione possono superare agilmente le due tonnellate. Questa evoluzione, se da un lato migliora comfort e sicurezza attiva, dall’altro pone problemi in termini di compatibilità infrastrutturale. Le barriere, i guardrail e i dispositivi di assorbimento dell’impatto non sono stati pensati per gestire masse e velocità così elevate.
L’aumento della massa dei veicoli ha inoltre un impatto sulla dinamica di ribaltamento e sulla direzione degli urti. In caso di scontro con una barriera datata, un SUV pesante potrebbe non solo superare la protezione ma anche ribaltarsi, con conseguenze devastanti. Per questo motivo, gli esperti di AISICO e ANSFISA sostengono che il rinnovamento delle infrastrutture debba procedere di pari passo con l’evoluzione tecnologica dell’automotive, pena la perdita dell’efficacia complessiva del sistema di sicurezza stradale.
Un aggiornamento non più rinviabile
L’adeguamento delle barriere stradali italiane non rappresenta soltanto un’esigenza tecnica, ma una priorità strategica per la sicurezza pubblica. AISICO propone un piano di revisione che includa nuovi materiali, test più severi e criteri di omologazione basati su veicoli più pesanti. La stessa ANSFISA, con il suo programma di censimento e monitoraggio, intende porre le basi per un cambiamento strutturale che riguardi l’intera rete nazionale, dalle autostrade alle strade provinciali.
Aggiornare significa non solo installare nuove barriere, ma anche formare tecnici, ingegneri e amministrazioni su standard più moderni. È necessario introdurre protocolli di verifica periodica e software di diagnostica predittiva per monitorare l’usura e l’efficienza nel tempo. Solo in questo modo sarà possibile garantire che le infrastrutture italiane siano realmente all’altezza del traffico moderno e delle sfide poste dalla mobilità del futuro.
Un obiettivo comune per sicurezza e innovazione
L’iniziativa di ANSFISA si colloca in un quadro europeo di trasformazione della sicurezza stradale, che mira a un’integrazione sempre più stretta tra tecnologia, infrastrutture e veicoli. Le barriere stradali del prossimo decennio dovranno essere più robuste, più intelligenti e in grado di comunicare con i sistemi digitali di controllo del traffico. L’Italia, attraverso la collaborazione tra enti pubblici e centri di ricerca come AISICO, può diventare un laboratorio avanzato per questa evoluzione.
L’aumento dei pesi medi delle automobili è un fatto ormai irreversibile, determinato dalle normative sulle emissioni e dal progresso tecnico. Ma se la sicurezza dei veicoli cresce, quella delle infrastrutture deve seguire con la stessa velocità. Oggi più che mai, il vero limite non è tecnologico, ma normativo e gestionale. Le parole di AISICO e le azioni di ANSFISA tracciano la strada: aggiornare le barriere per salvare vite, riportando equilibrio tra l’auto moderna e le infrastrutture che dovrebbero proteggerla.







