Auto elettriche, gli incentivi 2025 cambiano tutto: via i termici, rottamazioni al centro

Approvato il nuovo piano di incentivi auto 2025: 597 milioni di euro per sostituire 39mila auto a combustione con veicoli elettrici. Bonus solo per basse emissioni.

incentivi auto 2025

Il Governo italiano ha confermato l’attivazione degli incentivi auto 2025, ma questa volta la strategia è completamente rinnovata. L’annuncio è arrivato il 19 maggio durante la riunione della Cabina di regia sul PNRR a Palazzo Chigi, e rappresenta un punto di svolta nella politica nazionale per la mobilità sostenibile. Se nei precedenti piani di ecobonus le agevolazioni erano state distribuite su una gamma relativamente ampia di motorizzazioni, inclusi i modelli termici con emissioni inferiori a 135 g/km, nel nuovo schema tutto cambia: gli incentivi 2025 saranno riservati esclusivamente alle auto elettriche e a bassissime emissioni di CO₂.

Il nuovo pacchetto è inserito all’interno dell’aggiornamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e prevede uno stanziamento da 597 milioni di euro destinato alla sostituzione di 39.000 veicoli endotermici con altrettanti veicoli a zero emissioni entro giugno 2026. Una misura che, secondo il Governo, intende non solo spingere il mercato dell’elettrico, ma anche rafforzare la coerenza delle politiche ambientali italiane con gli obiettivi della transizione ecologica europea.

Focus su elettrico e sostenibilità: la nuova direzione degli incentivi auto 2025

Il cambio di rotta nella filosofia degli incentivi auto 2025 è netto e inequivocabile. Non si tratta più di una politica volta a sostenere genericamente la sostituzione del parco circolante, ma di un piano mirato a promuovere solo veicoli elettrici o a bassissime emissioni. La volontà del Governo è quella di incentivare il futuro della mobilità, spingendo l’elettrificazione a scapito delle motorizzazioni tradizionali, anche ibride o a gas. Una mossa in linea con le richieste dell’Unione Europea, che da tempo sollecita misure più incisive per ridurre le emissioni dei trasporti.

Secondo fonti vicine al Ministero, il perimetro dei beneficiari sarà quindi fortemente delimitato. Gli incentivi 2025 saranno accessibili solo per chi sceglierà auto elettriche e, probabilmente, anche per modelli plug-in o full hybrid con emissioni molto basse. I dettagli operativi – come gli importi, le soglie di emissione, i requisiti ISEE o l’obbligo di rottamazione – sono ancora in fase di definizione. Si attende l’approvazione formale da parte della Commissione europea e l’iter parlamentare che tradurrà la misura in norme attuative.

Lezioni dal passato: errori da non ripetere

Il ritorno degli incentivi auto nel 2025 è una notizia attesa e, per molti operatori del settore, fondamentale. Tuttavia, il passato recente impone cautela. La storia italiana degli incentivi alla mobilità elettrica è costellata da politiche a singhiozzo, fondi rapidamente esauriti, modifiche improvvise e poca chiarezza nei criteri. Gli annunci sono spesso arrivati con ritardi o senza linee guida precise, generando confusione tra consumatori, concessionari e case automobilistiche.

Con gli ecobonus 2024, ad esempio, l’incentivo massimo per l’acquisto di un’elettrica era di 11.000 euro (salito a 13.750 euro con maggiorazioni ISEE), ma con paletti stringenti: prezzo di listino inferiore a 35.000 euro più IVA, obbligo di rottamazione di veicoli Euro 0-5 e vincoli di intestazione e durata di possesso. Il risultato è stato un utilizzo parziale delle risorse stanziate e una domanda altalenante, incapace di sostenere una vera transizione del mercato.

Il nuovo piano dovrà dunque evitare gli stessi errori. Il PNRR rappresenta un’occasione storica per strutturare una politica industriale coerente, capace di sostenere la produzione nazionale, promuovere l’innovazione tecnologica e accompagnare davvero i cittadini verso l’elettrico. Ma per farlo servirà chiarezza normativa, continuità nelle misure e un disegno credibile nel lungo periodo.

L’Italia resta indietro: confronto europeo impietoso

La necessità di un intervento deciso emerge anche dal confronto con gli altri Paesi europei. Nonostante l’aumento delle immatricolazioni di auto elettriche nei primi mesi del 2025, l’Italia resta ultima tra i grandi mercati dell’Unione Europea. Nei primi quattro mesi dell’anno, le BEV hanno rappresentato appena il 5,2% delle nuove immatricolazioni, una percentuale ancora lontanissima rispetto al 20,7% del Regno Unito, al 18,2% della Francia o al 17% della Germania.

Eppure i segnali di cambiamento ci sono. Il 2025 sta vedendo l’arrivo di modelli elettrici a prezzi accessibili e finalmente pensati per il grande pubblico. La Dacia Spring, la Citroën ë-C3, la Renault 5 E-Tech Electric, ma anche i crossover dei costruttori cinesi come BYD, MG o Leapmotor, stanno progressivamente rendendo l’elettrico una scelta possibile anche sotto i 30.000 euro. Se gli incentivi riusciranno a intercettare questa fascia di domanda, la svolta potrebbe essere concreta.

Una sfida culturale, non solo economica

Nonostante le difficoltà strutturali e infrastrutturali, l’adozione dell’elettrico in Italia non è solo una questione di prezzo. È anche una sfida culturale, che richiede un cambio di mentalità e di approccio alla mobilità. In questo senso, gli incentivi possono fare molto, ma non bastano da soli. Servono campagne di informazione, investimenti nella rete di ricarica, agevolazioni per i condomìni, supporti fiscali coerenti.

Il Governo dovrà affiancare il piano di bonus con una visione integrata. Serve una strategia nazionale sulla mobilità elettrica, non solo incentivi spot. La domanda dei consumatori può crescere solo se percepisce sicurezza, convenienza e facilità d’uso. E ciò richiede una sinergia tra pubblico e privato, tra Stato, comuni, costruttori e operatori energetici.

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