Lo studio sulle auto ibride in Italia: numeri, classificazioni e sfide per il futuro

Lo studio dell'Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School analizza la diffusione delle auto ibride in Italia, evidenziando numeri record, criticità e proposte per maggiore chiarezza.

Auto ibride economiche con incentivi 2024

Il mercato delle auto ibride in Italia vive una fase di espansione senza precedenti, come confermato dall’ultimo report dell’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School. I dati fotografano un contesto dinamico ma caratterizzato da una crescente complessità tecnica e normativa che rischia di confondere sia i consumatori sia gli operatori del settore. Lo studio approfondisce non solo i numeri attuali, ma anche le lacune di una classificazione poco uniforme, proponendo soluzioni per garantire maggiore chiarezza e trasparenza.

I numeri emersi evidenziano un parco modelli estremamente ricco: ben 762 varianti di auto ibride sono attualmente a listino in Italia, distribuite su 244 modelli di 48 marchi differenti. La fotografia mostra come le Mild Hybrid siano dominanti, rappresentando da sole oltre il 62% delle varianti in commercio. Seguono le Plug-in Hybrid con quasi il 28%, mentre i modelli Full Hybrid sono meno del 10% del totale. Un dato simbolico che evidenzia un trend: la tecnologia Mild Hybrid, considerata il gradino iniziale verso l’elettrificazione, continua a conquistare fette di mercato sempre più ampie.

L’eterogeneità delle classificazioni frena la chiarezza

L’analisi condotta dall’Osservatorio rivela un aspetto critico legato alla definizione di cosa sia realmente un veicolo ibrido. Ad oggi, in Italia come nel resto d’Europa, non esiste una classificazione univoca che permetta di distinguere chiaramente le diverse tipologie di auto ibride. Lo studio ha mappato ben 13 metodologie di classificazione in uso, basate su 9 parametri differenti. Questo scenario frammentato genera una conseguenza diretta: l’impossibilità per l’automobilista medio di comprendere le reali potenzialità elettriche di un modello rispetto a un altro, rendendo difficile effettuare confronti razionali al momento dell’acquisto.

In particolare, il parametro più utilizzato per stabilire se un sistema ibrido sia Mild, Middle o Full riguarda la capacità del motore elettrico di muovere il veicolo senza l’intervento di quello termico. Tuttavia, come rileva il report, questa informazione non viene registrata dal ciclo di omologazione WLTP, che si limita a distinguere tra veicoli ricaricabili e non ricaricabili dall’esterno. Da qui nasce una zona grigia che si riflette su listini e campagne marketing, dove spesso la denominazione ibrida viene impiegata in maniera non del tutto trasparente.

Un quadro articolato e numeri significativi

Analizzando i dati delle vendite, emerge che gli ibridi non ricaricabili, ossia le Mild e Full Hybrid, coprono una quota di mercato pari al 44,9% delle immatricolazioni nei primi quattro mesi del 2025 in Italia, contro una media europea del 35,9% nel primo trimestre dello stesso anno. Questo significa che, nel nostro Paese, quasi una vettura nuova su due è dotata di una forma di elettrificazione leggera o autoricaricabile.

La ricerca mette in luce anche la nascita di sottocategorie come i cosiddetti Middle Hybrid. Si tratta di varianti dei Mild Hybrid che offrono funzionalità più evolute, come la possibilità di veleggiare o percorrere brevi tratti a velocità medio-basse con la sola spinta del motore elettrico. Questi modelli contano 65 varianti, pari al 14% dei Mild Hybrid disponibili in Italia.

Sul fronte tecnico, spiccano le prestazioni dei Plug-in Hybrid, che uniscono al motore termico una batteria capace di alimentare la vettura in modalità totalmente elettrica anche per tragitti lunghi. Secondo lo studio, la capacità media delle batterie per queste auto è di 20,3 kWh, con un’autonomia media di 78,9 km in modalità esclusivamente elettrica. Un valore che consente di coprire gli spostamenti quotidiani senza ricorrere al carburante fossile, a patto di effettuare ricariche regolari.

Non meno interessante è la distribuzione delle alimentazioni: il 77% dei modelli ibridi disponibili sul mercato italiano utilizza la benzina come combustibile primario, il 22% il gasolio, mentre solo lo 0,3% è costituito da modelli bifuel GPL/benzina. Un dato che conferma come il diesel resti ancora una scelta di nicchia quando si parla di auto ibride, nonostante i tentativi di alcune case automobilistiche di rilanciarlo in chiave più sostenibile.

Due proposte per semplificare la lettura del mercato

Consapevole di quanto questa eterogeneità possa rallentare l’adozione consapevole di vetture a basso impatto ambientale, l’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School avanza due proposte concrete per istituire criteri di classificazione oggettivi.

Nel breve termine, la proposta è di applicare un indice misurabile di “grado di elettrificazione”, calcolato incrociando dati già disponibili nei documenti di omologazione: la potenza del motore elettrico, quella del motore termico e la massa del veicolo. Questo parametro permetterebbe di posizionare ogni modello su una scala chiara e confrontabile, aiutando il cliente finale a capire se l’auto in questione rientri davvero nella categoria Full, Middle o Mild Hybrid.

Nel medio termine, invece, lo studio suggerisce di puntare su un criterio ancora più vicino all’uso reale del veicolo: misurare la percentuale di percorrenza a motore termico spento nei cicli urbani. Si tratta di un approccio innovativo perché tiene conto del comportamento su strada, e non solo delle caratteristiche meccaniche. Così, un veicolo sarebbe definito Full Hybrid se percorre almeno il 60% del tragitto in elettrico, Middle Hybrid tra il 30% e il 59% e Mild Hybrid fino al 29%. Per ora questa proposta resta sulla carta, poiché richiederebbe modifiche ai protocolli di omologazione e strumenti di misurazione standardizzati a livello europeo.

L’esperienza di Honda e il futuro dell’elettrificazione

Lo studio Luiss dedica spazio anche all’esperienza di costruttori con lunga storia nell’ibrido come Honda. Simone Mattogno, responsabile della divisione automobile di Honda Motor Europe Italia, ha ricordato che il marchio giapponese è stato pioniere in Europa con la prima Insight nel 1999 e che da allora ha mantenuto una linea di continuità verso l’elettrificazione totale. Honda, oggi, offre l’intera gamma europea con tecnologia e:HEV, frutto di decenni di ricerca e sviluppo, e guarda al futuro con l’ambizione di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 a livello globale.

Proprio questo esempio mostra quanto l’evoluzione tecnologica dell’ibrido sia stata rapida e diversificata, passando dai primi sistemi Full Hybrid ai più recenti Mild e Plug-in Hybrid, con l’introduzione di alimentazioni alternative come diesel e GPL. Un percorso che non si ferma: nuovi modelli e nuove normative europee continueranno a ridefinire il concetto di auto ibride, costringendo produttori, istituzioni e consumatori a fare chiarezza su cosa significhi davvero scegliere una vettura parzialmente elettrificata.

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