Lewis Hamilton alza la voce in Ferrari: tra problemi, strategie e voglia di futuro

Lewis Hamilton esprime la sua frustrazione dopo il GP del Canada: tra strategie sbagliate e mancanza di aggiornamenti, l’inglese chiede chiarezza e punta già al futuro della Ferrari.

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PH: Scuderia Ferrari account X

Il Gran Premio del Canada ha rimesso sul tavolo i dubbi di Lewis Hamilton sulla competitività della sua nuova avventura in Ferrari. Reduce da due fine settimana in chiaroscuro, con una Scuderia di Maranello capace di salire sul podio a Monaco e in Spagna grazie a Charles Leclerc, Montreal ha spento l’entusiasmo di entrambi i piloti, riportando il Cavallino a una posizione interlocutoria in classifica costruttori. La delusione è chiara nei toni e nelle parole di Hamilton, che dopo la bandiera a scacchi non ha nascosto la sua insofferenza verso uno scenario tecnico che sembra ancora lontano da quella solidità necessaria per sfidare Red Bull, Mercedes e ora anche McLaren.

Dietro il sesto posto finale si nasconde una gara condizionata da imprevisti e scelte tattiche che l’inglese ha digerito con difficoltà. Il sorpasso di Norris e l’incidente finale che ha permesso alle Ferrari di recuperare posizioni non sono bastati a mascherare un fine settimana opaco, vissuto con l’ennesima sensazione di non avere in mano una macchina all’altezza del proprio palmarès. È proprio questa la crepa più evidente nei pensieri di Hamilton: il timore che l’entusiasmo iniziale di vestire di rosso si trasformi in una stagione sprecata, senza la base tecnica adeguata per mirare in alto.

I problemi tecnici e quella marmotta di troppo

Lewis Hamilton ha vissuto una corsa tribolata, rallentato in modo surreale anche dall’incontro ravvicinato con una marmotta che ha causato danni alla vettura. Un episodio che in sé potrebbe sembrare un dettaglio folcloristico ma che, inserito nel contesto di una macchina già complicata da mettere a punto, ha reso ancora più frustrante la domenica canadese. Nonostante la rimonta a punti, Lewis non ha mai avuto la sensazione di poter fare la differenza, costretto a difendersi e a convivere con un ritmo insufficiente per impensierire i rivali di vertice.

A fine gara, ai microfoni, Hamilton ha alternato diplomazia e fermezza: «Non posso dire molto, ma ci sono tante cose sullo sfondo che stanno accadendo» ha dichiarato, lasciando intendere come nel dietro le quinte della Ferrari si stiano consumando discussioni decisive per dare una direzione tecnica chiara a un progetto che al momento non convince appieno.

L’urgenza di aggiornamenti secondo Lewis Hamilton

Il cuore del malumore di Hamilton è semplice: la mancanza di aggiornamenti importanti. Dopo la gara di Montreal il sette volte campione del mondo è stato netto: «Abbiamo bisogno di aggiornamenti. Non so perché non li stiamo portando, ma credo e spero che uno arriverà a breve». È una richiesta che sa di ultimatum, perché nel paddock tutti sanno che un campione come Lewis non accetta di lottare per un quinto o sesto posto. Lui stesso ha sottolineato come non sia più tempo di perdere energie a difendere l’indifendibile: questa macchina non può lottare per il titolo e serve un piano chiaro per il 2025.

Un concetto che non trova piena corrispondenza nelle dichiarazioni di Fred Vasseur, team principal Ferrari, che a differenza di Hamilton considera gli aggiornamenti solo una parte del problema. Secondo Vasseur, la SF-24 ha mostrato potenziale velocistico, come dimostrato dal record nel primo settore in qualifica di Leclerc, ma a mancare è stata la gestione complessiva del weekend di gara. Due linee di pensiero che convivono ma non si integrano, e che inevitabilmente riflettono anche una divergenza di visione strategica tra il box e il pilota di punta.

Hamilton guarda già avanti: costruire il futuro Ferrari

Non è un mistero che Lewis Hamilton sia approdato a Maranello con l’obiettivo di dare forma a un nuovo ciclo vincente. Le sue parole post gara hanno svelato il vero centro dei suoi pensieri: «Bisogna fare in modo che l’anno prossimo abbiamo una grande macchina, per cui non dobbiamo perdere troppo tempo preoccupandoci di questa stagione». Una dichiarazione che mostra lucidità ma anche un certo distacco emotivo da una lotta mondiale che in questa fase, per la Ferrari, è un miraggio.

Hamilton ha ribadito più volte la volontà di incidere sulle scelte ingegneristiche future. Il messaggio è chiaro: non è venuto a Maranello per fare da comparsa, ma per imprimere la sua visione su ogni dettaglio di sviluppo. Nonostante la frustrazione, non c’è rassegnazione nelle sue parole, bensì la determinazione a sfruttare ogni gara come banco di prova per testare soluzioni, raccogliere dati e porre le basi di un progetto tecnico finalmente all’altezza del suo talento.

Una stagione di transizione per un pilota che odia aspettare

Il lato umano di Hamilton, però, racconta anche una storia di impazienza e ambizione smisurata. Nella sua carriera, Hamilton ha sempre cercato di trasformare la propria influenza in risultati immediati. Ma la Ferrari, si sa, non è la Mercedes di Toto Wolff: a Maranello il cambiamento richiede pazienza, lavoro di squadra e un’integrazione culturale che per un pilota abituato a un’organizzazione teutonica può diventare un freno.

Il pubblico italiano osserva e spera. Vederlo lottare per un podio già quest’anno è un desiderio collettivo, alimentato dal mito che la Ferrari possa rinascere grazie a una stella del suo calibro. Ma tra strategie discutibili, difficoltà tecniche e uno sviluppo che stenta a decollare, Hamilton si ritrova ancora una volta in una sfida tutta in salita. Ed è proprio questa dimensione di lotta continua, contro avversari esterni e limiti interni, che rischia di definire la sua prima stagione in rosso come una transizione sofferta verso un futuro che, nelle sue intenzioni, dovrà essere luminoso.

L’analisi di Vasseur e l’incognita delle prossime gare

Le parole di Fred Vasseur chiudono simbolicamente un cerchio di tensioni che la Scuderia dovrà sciogliere in fretta. Il team principal è convinto che non sia solo questione di aggiornamenti tecnici, ma di costruzione di weekend perfetti, senza errori di strategia, comunicazione e preparazione. Leclerc lo ha confermato lamentando via radio decisioni discutibili, segno che all’interno del muretto rosso c’è ancora margine di miglioramento gestionale.

Hamilton, dal canto suo, non può permettersi di restare in disparte. A 39 anni non ha tempo da sprecare: vuole vincere, incidere e riscrivere la storia di una Ferrari che, almeno per ora, fatica a sostenerlo. Il Gran Premio del Canada resterà un simbolo di questa fase di adattamento: una corsa in cui un campione ha ribadito la propria visione, reclamando la svolta che Maranello non può più rimandare.

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