La vicenda, raccontata da Sicurauto, oltre a riportare l’attenzione sul tema della sicurezza stradale legata alla presenza degli animali selvatici, ha aperto anche un importante dibattito giuridico sulla responsabilità degli enti pubblici in caso di danni provocati dalla fauna protetta. Come sempre, da un caso particolare, si possono ricavare principi generali: spetta alla Regione risarcire l’automobilista che fa un incidente a causa di un cinghiale.
Il sinistro del 2008 in provincia di Modena
L’incidente da cui prende avvio la vicenda risale al 27 luglio 2008. Un automobilista stava percorrendo via Benedello, a Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena, quando un cinghiale improvvisamente uscì dalla vegetazione a bordo strada. L’impatto fu violento: il veicolo si ribaltò e rimase completamente distrutto. L’uomo riportò ferite, dalle quali riuscì a ristabilirsi, ma la perdita del mezzo e i danni materiali furono ingenti. Da subito decise di avviare un’azione legale, citando in giudizio Comune, Provincia e Regione, nella speranza di ottenere un indennizzo per quanto accaduto.
Il percorso giudiziario tra rifiuti e riconoscimenti
La battaglia legale non fu semplice. In primo grado, la richiesta di risarcimento danni per incidente con cinghiale venne respinta, lasciando l’automobilista senza alcun riconoscimento. La svolta arrivò con la Corte d’Appello, che stabilì la responsabilità della Regione Emilia Romagna e del Comune di Pavullo nel Frignano, condannandoli a pagare una somma pari a 20.300 euro. Una cifra che, pur non coprendo interamente i danni materiali e morali subiti, rappresentava un primo passo verso la giustizia. Tuttavia, la Regione decise di impugnare la sentenza davanti alla Cassazione, sostenendo di non avere un ruolo diretto nella gestione della fauna selvatica, responsabilità che secondo l’ente spetterebbe alle Province.
Il ruolo della Corte di Cassazione
Dopo un iter durato ben 17 anni, la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza d’appello, stabilendo un principio di fondamentale importanza: i danni provocati dalla fauna selvatica devono essere risarciti dalla Pubblica Amministrazione. Secondo gli Ermellini, le specie protette fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato e sono affidate alla gestione degli enti pubblici, con la Regione che ha legittimazione passiva esclusiva. In altre parole, anche se altri enti possono avere compiti di sorveglianza, è la Regione a dover rispondere in giudizio per i danni subiti dagli automobilisti.
Le motivazioni della sentenza
La decisione della Cassazione non si fonda sul concetto di custodia, che nel caso degli animali selvatici sarebbe difficilmente applicabile, ma su quello della proprietà. La fauna protetta rientra infatti nel patrimonio indisponibile dello Stato e la Regione, per competenza normativa, ne è responsabile. Ciò significa che l’automobilista coinvolto in un incidente auto con cinghiale non deve dimostrare la colpa diretta della Regione, ma può chiedere il risarcimento invocando la responsabilità oggettiva dell’ente pubblico. La Regione, dal canto suo, potrà eventualmente rivalersi su Comuni o Province, ma non può sottrarsi al dovere di indennizzare il danneggiato.
Il precedente della Regione Marche
Questa non è la prima volta che la Cassazione si esprime in materia. Già a gennaio 2025 era stata condannata la Regione Marche per un caso analogo, riguardante un automobilista che si era scontrato con un capriolo. Anche in quell’occasione, la Suprema Corte aveva applicato l’articolo 2052 del Codice Civile, secondo cui il proprietario di un animale, o chi ne fa uso, è responsabile dei danni cagionati, a meno che non dimostri il caso fortuito. Applicare tale principio alle specie selvatiche protette significa riconoscere che la responsabilità ultima spetta alla Regione, titolare delle funzioni di tutela, programmazione e controllo. In Sardegna, è prassi comune che la Regione risarcisca i cittadini che hanno sinistri con i cinghiali.
Implicazioni per gli automobilisti
La sentenza rappresenta una svolta per migliaia di automobilisti che ogni anno si trovano a dover fronteggiare il rischio di collisioni con cinghiali, caprioli o altri animali selvatici. Le strade italiane, soprattutto nelle zone collinari e montane, sono sempre più spesso teatro di incidenti di questo tipo. La decisione della Cassazione stabilisce un principio di tutela che potrà essere richiamato in molti altri casi simili, riducendo l’incertezza legata ai contenziosi. Per gli automobilisti significa maggiore certezza di poter ottenere un indennizzo, mentre per le Regioni comporta la necessità di rafforzare la gestione e il controllo della fauna selvatica.
Un problema diffuso in tutta Italia
Quello dei cinghiali sulle strade non è un fenomeno circoscritto all’Emilia Romagna. In molte regioni italiane, dal Lazio alla Toscana fino al Piemonte, gli incidenti causati da animali selvatici sono in crescita. Le stime parlano di migliaia di sinistri ogni anno, con danni spesso ingenti sia ai veicoli sia alle persone. Le istituzioni sono chiamate a trovare un equilibrio tra la tutela della fauna e la sicurezza degli automobilisti, un compito che diventa sempre più complesso con l’aumento della presenza di animali nelle aree urbane e periurbane.
Il significato per la tutela ambientale
Non va dimenticato che le normative sulla fauna selvatica hanno come obiettivo primario la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. Le Regioni, in quanto responsabili del patrimonio faunistico, devono garantire che questa tutela non vada a scapito della sicurezza stradale. Il caso dell’incidente auto con cinghiale in Emilia Romagna dimostra come sia possibile riconoscere il valore della fauna protetta senza dimenticare le esigenze dei cittadini, che hanno diritto a viaggiare in sicurezza e a ricevere un risarcimento in caso di danni subiti.
Una battaglia durata 17 anni
L’aspetto forse più impressionante di questa vicenda è il tempo necessario per arrivare a una decisione definitiva. Diciassette anni per ottenere un risarcimento danni da incidente con cinghiale rappresentano un percorso lunghissimo, fatto di attese, ricorsi e udienze. Questo solleva un ulteriore tema, quello della giustizia lenta, che in Italia spesso scoraggia i cittadini dall’intraprendere azioni legali. La perseveranza dell’automobilista modenese, tuttavia, ha permesso di fissare un precedente che potrà giovare a molti altri nella stessa situazione.
L’epilogo del caso, con la Cassazione che conferma il diritto al risarcimento, segna un passaggio importante nella giurisprudenza italiana. D’ora in avanti, chi subisce un incidente auto con cinghiale o con altri animali selvatici potrà far leva su questa decisione per ottenere un indennizzo dalla Regione competente. Un principio che rafforza la tutela dei cittadini e al tempo stesso richiama le istituzioni a un impegno maggiore nella prevenzione, nella gestione del territorio e nella salvaguardia dell’equilibrio tra natura e mobilità.