Il circuito di Imola, conosciuto ufficialmente come Autodromo Enzo e Dino Ferrari, affonda le proprie radici nel cuore della passione motoristica italiana. L’idea nacque nel 1947 grazie alla visione di quattro appassionati locali – Alfredo Campagnoli, Tonino Noè, Ugo Montevecchi e Graziano Golinelli – che fondarono l’Ente Sport e Turismo Imola con l’obiettivo di realizzare una pista dedicata alle competizioni motociclistiche. Il progetto prese una direzione decisamente ambiziosa nel 1948, quando Enzo Ferrari venne coinvolto nel processo, trasformando il tracciato da semplice percorso extraurbano in un impianto permanente dedicato anche ai collaudi delle vetture da corsa. Il GP Imola ha conquistato, in breve tempo, tutti gli addetti ai lavori.
I lavori iniziarono ufficialmente l’8 marzo 1950 e durarono due anni, culminando con il primo collaudo il 19 ottobre 1952. L’inaugurazione ufficiale avvenne il 25 aprile 1953 in occasione del Gran Premio CONI, una gara motociclistica che segnò l’inizio dell’attività sportiva di una pista destinata a entrare nel mito.
Dalle due ruote alla Formula 1: l’ascesa nella leggenda del GP Imola
Nei suoi primi anni di vita, il circuito venne utilizzato per una serie crescente di competizioni, tra cui la Coppa d’Oro Shell e la Conchiglia d’Oro Shell, che contribuirono a costruire la reputazione del tracciato. Il primo vero evento di rilievo internazionale arrivò il 21 aprile 1963, quando Imola ospitò il suo primo Gran Premio di Formula 1, sebbene all’epoca non valido per il campionato del mondo.
L’evoluzione proseguì con un cambiamento simbolico: l’8 settembre 1970 il tracciato fu intitolato a Dino Ferrari, figlio di Enzo, scomparso prematuramente. Da quel momento, il circuito di Imola cominciò ad assumere un ruolo sempre più centrale nella scena motoristica mondiale, attirando l’attenzione di team, piloti e appassionati da tutto il mondo.
Il layout e le sue trasformazioni nel tempo
Originariamente lungo 5,017 chilometri, il circuito del GP Imola fu realizzato utilizzando strade collinari preesistenti, che rimasero aperte alla circolazione fino al 1960. Solo in seguito fu chiuso al traffico e dotato di recinzioni, trasformandosi in un vero autodromo permanente. Oggi la lunghezza del tracciato è di 4,909 km, e include 19 curve (10 a sinistra e 9 a destra) con senso di marcia antiorario.
Tra le modifiche più significative vi sono l’introduzione, nel 1972, della Variante Alta e della Variante Bassa. Mentre la prima è tuttora parte integrante del layout, la seconda è stata eliminata nel corso degli anni. La conformazione attuale del tracciato, caratterizzata da tratti tortuosi e carreggiate strette, lo rende poco favorevole ai sorpassi, contribuendo a rendere ogni manovra di attacco una vera sfida tecnica e strategica.
Un tracciato tecnico e selettivo, tra altimetrie e frenate decisive
Una delle peculiarità più distintive del circuito di Imola è la sua variazione altimetrica. Ben 33 metri separano il punto più basso (la seconda curva della Rivazza) da quello più alto, situato in corrispondenza della staccata della Piratella, una delle curve più tecniche e insidiose del tracciato.
Le possibilità di sorpasso sono ridotte e si concentrano in due principali zone di frenata: Curva 2, all’uscita del Tamburello, e la Variante Alta, oggi dedicata a Fausto Gresini. L’unica zona DRS disponibile si trova sul rettilineo che collega la Rivazza al Tamburello, ma la configurazione del tracciato non consente grandi velocità, esaltando così l’importanza della precisione in frenata e della stabilità in percorrenza.
Un luogo di memoria e passione: Ayrton Senna e il legame con Imola
Imola è anche un luogo carico di memoria. Il tracciato ospita un murales dedicato ad Ayrton Senna, uno dei piloti più amati della storia della Formula 1, tragicamente scomparso proprio durante il GP Imola il 1° maggio 1994. Da allora, ogni appuntamento con il GP dell’Emilia Romagna diventa anche un momento di commemorazione, con tifosi e addetti ai lavori che rendono omaggio alla sua figura indimenticabile.
Il soprannome di “Piccolo Nürburgring” è un ulteriore tributo alla complessità e al fascino dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari: un circuito impegnativo, pieno di saliscendi, con muretti vicini alla pista e margini di errore minimi, che lo rendono simile – su scala ridotta – al leggendario Inferno Verde tedesco.
Il presente e il futuro del circuito di Imola
Oggi, Imola è stabilmente presente nel calendario della Formula 1 come sede del Gran Premio dell’Emilia-Romagna, recuperando un ruolo centrale dopo anni di assenza. Il tracciato ospita anche eventi di alto livello nel motociclismo, nel turismo sportivo e nel motorsport storico, rendendo l’autodromo un punto di riferimento della Motor Valley italiana.
Il quartier generale del circuito e le sue strutture sono state rinnovate per accogliere spettatori e media internazionali, migliorando logistica, sicurezza e accessibilità. La FIA ha confermato Imola come impianto omologato di Grado 1, il più alto nella scala delle certificazioni internazionali, rendendolo idoneo a ospitare qualsiasi competizione su quattro ruote.
L’eredità sportiva e i numeri da ricordare
Il primo vincitore a Imola fu Jim Clark, che nel 1963 conquistò anche la pole position del primo GP disputato. Da allora, il circuito ha visto trionfare tutti i grandi nomi della Formula 1, da Nelson Piquet a Michael Schumacher, da Alain Prost a Lewis Hamilton, fino ai protagonisti della nuova generazione come Max Verstappen e Charles Leclerc.
Imola non è solo un luogo per gare: è anche una destinazione per gli appassionati, grazie alla presenza del Museo Ayrton Senna, al centro visite, alle iniziative didattiche, agli eventi culturali e sportivi che ruotano attorno a questo autentico tempio del motorsport.