Ferrari, un bivio dopo il GP di Barcellona: tra sogni e realtà

Dopo il GP di Barcellona, la Ferrari affronta una stagione in salita: seconda nei costruttori ma lontana dalla McLaren. Leclerc ammette errori, Vasseur parla di sviluppo, Hamilton guarda già al 2026.

ferrari post gp barcellona
PH: Scuderia Ferrari account X

La Ferrari esce dal Gran Premio di Spagna con un bilancio in chiaroscuro, un risultato che, pur evidenziando un secondo posto nel Mondiale Costruttori, lascia aperti molti interrogativi sul reale potenziale della SF-25. A Barcellona si attendeva una svolta, un segnale forte di competitività, ma la pista ha raccontato una storia diversa, mettendo in luce le difficoltà di Maranello nell’avvicinare le prestazioni della McLaren, apparsa irraggiungibile nel confronto diretto.

Ferrari: secondo posto nel mondiale costruttori, per ora

Dopo un terzo di stagione, la Ferrari si ritrova al secondo posto tra i costruttori, superando Mercedes di sei punti e Red Bull di ventuno. Un risultato che, guardando solo ai numeri, potrebbe sembrare incoraggiante, ma che in realtà è frutto più delle disavventure altrui che di un reale progresso tecnico. A confermarlo è la situazione di Charles Leclerc, solo quinto nella classifica piloti, con un distacco di diciassette punti da George Russell e quarantatré da Max Verstappen. Lewis Hamilton, suo compagno di squadra, occupa la sesta posizione, lontano dalla vetta e costretto a rincorrere.

La gara di Barcellona avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta anche grazie all’introduzione delle nuove verifiche FIA sulle ali flessibili. La speranza di Maranello era quella di vedere ridotto il gap con la McLaren, la monoposto papaya che aveva già adottato un’ala più rigida a Imola, anticipando i rivali e consolidando il proprio vantaggio. Ferrari, invece, ha portato un’ala completamente nuova, progettata non solo per rispettare le nuove normative, ma anche per migliorare la prestazione complessiva. Tuttavia, le attese sono state deluse: la McLaren ha mantenuto il suo margine di tre o quattro decimi al giro, confermando la supremazia già emersa nella prima parte della stagione.

Lecrerc: strategia audace in chiaroscuro

Leclerc, in un tentativo di strategia audace, ha sacrificato la qualifica con un solo run in Q3 per preservare due treni di gomme medie nuove da utilizzare in gara. Una scelta che, sulla carta, avrebbe potuto pagare dividendi, ma che nei fatti si è rivelata un boomerang: senza l’intervento della Safety Car, il monegasco avrebbe chiuso alle spalle di Verstappen. Leclerc non ha esitato ad ammettere l’errore, evidenziando come la Formula 1 moderna premi la posizione in pista più di ogni altra cosa. Rinunciare al potenziale del sabato nella speranza di ribaltare la situazione la domenica si è dimostrato, ancora una volta, un azzardo poco redditizio.

In prospettiva, il prossimo Gran Premio del Canada potrebbe rappresentare una sorta di banco di prova per la Ferrari. È previsto l’arrivo di un nuovo fondo e di una sospensione posteriore che, secondo le intenzioni di Fred Vasseur, dovrebbero contribuire a ridurre il gap con i migliori. Ma lo stesso team principal invita alla prudenza: “Spingeremo ancora sullo sviluppo, ma non vogliamo dire nulla. Ci sono aggiornamenti che si vedono e devono essere dichiarati, e ce ne sono altri che non si vedono e non si devono annunciare”, ha dichiarato Vasseur, quasi a voler frenare le aspettative di chi spera in un miracolo tecnico.

SF-25: un’auto nata male?

All’interno della Gestione Sportiva si respira una consapevolezza amara: la SF-25 è una macchina nata male, con potenzialità limitate e correttivi che possono migliorare la situazione ma non capovolgerla. La monoposto, con il suo nuovo layout, avrebbe dovuto rappresentare una piattaforma ideale per sviluppi futuri, ma l’evoluzione aerodinamica procede a rilento e le idee scarseggiano. Non a caso, dopo il deludente weekend di Imola, la dirigenza Ferrari aveva chiesto un’accelerazione nell’introduzione degli aggiornamenti, convinta che solo così si sarebbe potuto invertire la rotta. Ma ora, dopo Barcellona, anche queste certezze sembrano vacillare.

Tra le voci più autorevoli all’interno del box Ferrari, quella di Lewis Hamilton si è fatta sentire in modo chiaro e deciso. Il sette volte campione del mondo, inizialmente entusiasta del progetto Ferrari, ha espresso tutta la sua frustrazione: “Non mi aspetto modifiche tali da cambiare l’andamento della stagione”, ha dichiarato, suggerendo che sarebbe più saggio concentrare tutte le risorse sulla monoposto del 2026. Un invito che suona come una resa anticipata, ma anche come un segnale di pragmatismo da parte di un pilota abituato a lottare per la vittoria e consapevole che, in queste condizioni, la rossa difficilmente potrà ambire al titolo.

Hamilton pensa al 2026, Vasseur è invece ottimista

La posizione di Hamilton si scontra con l’ottimismo di Vasseur, che continua a difendere il progetto SF-25 nonostante le evidenze. Il team principal francese è convinto che la stagione possa ancora offrire delle opportunità e che gli aggiornamenti, già programmati e in fase di sviluppo, possano dare un contributo importante. Ma il tempo stringe e il rischio è quello di investire energie e risorse in una macchina che, a detta di molti, ha già mostrato i suoi limiti.

Intanto, la McLaren corre verso il titolo con una costanza di rendimento che lascia poche speranze ai rivali. La Ferrari, dal canto suo, si trova a dover decidere se puntare tutto sugli aggiornamenti già pianificati per la SF-25 o se, come suggerisce Hamilton, spostare l’attenzione sul 2026, quando i regolamenti cambieranno e potrebbe aprirsi una nuova finestra di competitività.

Maranello è a un bivio

Il bivio è delicato e rappresenta una delle sfide più complesse degli ultimi anni per la Scuderia di Maranello. Da un lato, la voglia di onorare il campionato in corso e mantenere alta la bandiera del Cavallino. Dall’altro, la consapevolezza che per tornare davvero vincenti serva un reset completo e una pianificazione lungimirante che parta già da ora. La Ferrari post GP di Barcellona è un cantiere aperto, con un futuro tutto da scrivere e una stagione da onorare, ma anche da ripensare in funzione del prossimo anno.

In questo scenario, le prossime gare saranno decisive. Non solo per capire se la Ferrari riuscirà a risalire la china, ma anche per valutare la capacità del team di reagire alle difficoltà e costruire, finalmente, una monoposto all’altezza delle aspettative. La storia insegna che a Maranello le rivoluzioni non avvengono dall’oggi al domani, ma il popolo della rossa, da sempre innamorato e appassionato, spera che questa volta sia diverso. La Formula 1 è fatta di sogni, di ambizioni e di sfide impossibili, e la Ferrari non può permettersi di smettere di sognare.

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