Quando si parla di mobilità urbana efficiente e sostenibile, le kei car giapponesi emergono dalle nebbie come un modello di successo difficilmente replicabile altrove. Eppure, secondo John Elkann, presidente di Stellantis, il continente europeo avrebbe bisogno proprio di una soluzione simile, da sviluppare localmente per dare nuova linfa a un mercato auto in evidente difficoltà.
Elkann ha ribadito questa visione in occasione dell’Automotive News Europe Congress a Torino, rilanciando un concetto già accennato qualche settimana fa in un dialogo con Luca de Meo, CEO del Gruppo Renault. La sua idea è chiara: se in Giappone le kei car occupano quasi metà del mercato grazie a dimensioni ridotte, costi contenuti e agevolazioni fiscali, anche l’Europa dovrebbe trovare la strada per le proprie E-Car, capaci di coniugare efficienza, sostenibilità e convenienza.
Le caratteristiche vincenti delle kei car giapponesi
Per comprendere la portata della proposta di Elkann, è utile ricordare cosa siano esattamente le kei car. In Giappone queste piccole vetture rappresentano circa il 40% delle immatricolazioni annuali, con una media di 1,76 milioni di unità vendute nel solo 2024.
Il loro segreto risiede in regole precise: lunghezza massima di 3,4 metri, larghezza non oltre 1,48 metri, motore da 660 cc e potenza non superiore a 64 cavalli. Questi limiti le rendono perfette per le strette strade giapponesi e ideali per la vita urbana. Ma la vera forza delle kei car non è solo nella compattezza: grazie a incentivi fiscali consistenti, tasse di registrazione ridotte e la possibilità di essere acquistate senza dover dimostrare di possedere un garage, queste piccole auto offrono ai cittadini una mobilità pratica e accessibile. Non a caso, marchi come Daihatsu, Suzuki e Honda dominano da anni questo segmento di mercato.
Perché in Europa le kei car non ci sono (ancora)
Nonostante i vantaggi evidenti, le kei car non hanno mai varcato i confini del Sol Levante per affermarsi in Europa. La motivazione principale è tecnica e normativa: le regole di omologazione tra Giappone ed Europa sono diverse, e adeguare un veicolo concepito per uno standard orientale alle rigide normative europee comporterebbe costi di trasformazione troppo elevati.
Di conseguenza, il prezzo di vendita finale annullerebbe di fatto il vantaggio competitivo di queste vetture ultra compatte. Ed è proprio qui che si inserisce la visione di John Elkann: perché importare modelli da adattare, quando si possono creare da zero, costruiti e omologati direttamente in Europa?
L’idea delle E-Car secondo Elkann
Nella sua proposta, Elkann immagina una nuova categoria di auto cittadine compatte ed economiche, prodotte interamente in Europa, con motorizzazione prevalentemente elettrica e prezzi davvero accessibili per le famiglie. Le E-Car, come lui le definisce, non sarebbero microcar, ma vere e proprie automobili, sufficientemente equipaggiate per soddisfare le esigenze urbane senza sacrificare comfort e sicurezza.
Secondo il presidente di Stellantis, il successo di questa categoria non dipenderà solo dai costruttori, ma da una collaborazione più ampia che coinvolga l’intera Unione Europea e i principali paesi produttori, come Italia, Francia, Germania e Spagna. Solo con un quadro normativo favorevole e incentivi mirati, infatti, le E-Car potranno realmente trasformarsi in una risposta concreta alle sfide del mercato auto europeo.
Un’occasione per l’industria europea
Il piano di Elkann non è solo un sogno a livello di prodotto, ma un progetto industriale che potrebbe rivitalizzare l’intera filiera automobilistica del continente. Con fabbriche in parte in disuso o con linee produttive sottoutilizzate, la produzione di E-Car potrebbe dare nuova occupazione a migliaia di addetti, riqualificando impianti esistenti invece di costruirne di nuovi. Inoltre, con l’avanzare delle normative europee in tema di riduzione delle emissioni di CO2, puntare su veicoli compatti e a bassa emissione aiuterebbe i costruttori a centrare gli obiettivi ambientali senza dover concentrare tutti gli investimenti sui modelli di fascia alta.
Le sfide politiche e culturali
Non mancano però le sfide, come Elkann stesso ha lasciato intendere. In primo luogo, creare una normativa ad hoc per le E-Car richiederebbe tempi di approvazione rapidi e una visione condivisa a livello comunitario, non sempre scontata nei meccanismi decisionali di Bruxelles. In secondo luogo, il mercato europeo è culturalmente abituato a vetture più spaziose e performanti, soprattutto nelle aree extra urbane. Convincere gli automobilisti ad acquistare auto più piccole potrebbe non essere semplice, anche se l’impennata dei costi di carburante e parcheggi spingerà inevitabilmente verso soluzioni più contenute in dimensioni e costi di gestione.
Un aspetto importante della visione di Elkann è la distinzione netta tra le future E-Car e le microcar, che stanno trovando una discreta popolarità in Italia e in altri paesi. Le microcar sono veicoli ultraleggeri, spesso guidabili già a 14 anni, ma limitati in velocità e sicurezza. Le E-Car di Elkann, invece, sarebbero vere automobili, dotate di tutte le caratteristiche di una city car moderna: airbag, comfort, tecnologie di assistenza alla guida e autonomie adeguate a coprire tranquillamente tutti gli spostamenti urbani e di breve raggio. A livello tecnico, non servirebbero batterie di grandi dimensioni, un altro punto a favore per contenere i costi di produzione e di vendita.
Un’opportunità concreta per l’ambiente e le città
Le kei car giapponesi hanno dimostrato che la formula di un’auto cittadina piccola, efficiente ed economica funziona se supportata da un sistema di incentivi ben strutturato. Le E-Car potrebbero replicare questo successo anche in Europa, contribuendo a decongestionare le città, ridurre drasticamente le emissioni di CO2 e risolvere il problema della carenza di parcheggi nei centri storici. Un impatto positivo che andrebbe oltre il singolo automobilista, generando benefici ambientali e sociali su larga scala.
John Elkann è consapevole che la strada non sarà breve né priva di ostacoli. Tuttavia, la sua visione riflette una lettura lucida dello stato di salute del mercato automobilistico europeo, che da anni lotta tra calo delle vendite, transizione energetica e nuove normative sempre più stringenti. In questo scenario, puntare su una nuova categoria di veicoli più semplici e sostenibili potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza per tanti marchi storici, Stellantis in testa, ma anche un’occasione di rilancio per l’intera industria continentale.
Affinché il progetto delle E-Car possa diventare realtà, servono condizioni ben precise. La prima è una filiera industriale pronta a rispondere alla domanda di veicoli economici ma ben equipaggiati. La seconda è una politica comunitaria coraggiosa, capace di incentivare la produzione locale e di agevolare l’acquisto per le famiglie. La terza, forse la più importante, è una mentalità nuova da parte degli automobilisti europei, che dovranno riscoprire il valore della semplicità e dell’essenzialità, senza rinunciare a sicurezza e tecnologia.