Il trasferimento di Lewis Hamilton in Ferrari ha acceso entusiasmi, ipotesi e sogni, ma il debutto reale sulle piste del Mondiale 2025 si sta rivelando più accidentato del previsto. Dopo il Gran Premio di Spagna, le difficoltà emerse non sono state soltanto tecniche, ma anche emotive e comunicative. Le dichiarazioni rilasciate dal sette volte campione del mondo dopo la gara di Barcellona hanno rivelato un tono sconfortato, quasi rassegnato, lasciando intendere una crescente difficoltà a integrarsi non solo con la nuova vettura ma anche con l’universo Ferrari, fatto di dinamiche interne, pressione storica e aspettative smisurate.
Le parole di Hamilton sono rimbalzate con forza nell’ambiente della Formula 1, suscitando reazioni a catena. Tra le più interessanti e autorevoli vi sono quelle di David Coulthard, ex pilota di Formula 1 e oggi opinionista molto ascoltato. In un’intervista concessa al quotidiano tedesco Bild, lo scozzese ha espresso tutta la sua sorpresa per la scelta dell’inglese di lasciare la Mercedes, squadra con la quale aveva costruito una carriera straordinaria, per tuffarsi nella sfida Ferrari. Un cambiamento che, secondo Coulthard, ha colto molti di sorpresa, inclusi coloro che conoscono bene il paddock e i suoi equilibri.
Un trasferimento che ha lasciato perplessi anche i veterani
Coulthard non ha usato mezzi termini per definire l’attuale stato di Hamilton in rosso. A suo avviso, il campione britannico appare “stordito dalle difficoltà di adattamento in Ferrari”, come se il nuovo contesto lo avesse completamente spiazzato. Secondo l’ex pilota di McLaren e Red Bull, Lewis è apparso disorientato, sia in termini di approccio tecnico che emotivo. La rottura con la Mercedes, dopo anni di successi condivisi e un rapporto di reciproca lealtà, ha rappresentato un passaggio che molti, Coulthard incluso, non si aspettavano affatto.
L’analisi dell’ex collega si concentra soprattutto sull’impatto umano di questo cambiamento. In Mercedes, Hamilton non era solo il primo pilota: era il simbolo di una filosofia vincente costruita attorno alla sua guida, alla sua sensibilità e alla sua visione. In Ferrari, per quanto iconica e amata dal pubblico, Hamilton si trova invece in un contesto radicalmente diverso, dove deve ancora costruire da zero quel tipo di legame che in passato è stato alla base del suo dominio. L’impressione, secondo Coulthard, è che l’ambiente Ferrari sia ancora distante dal DNA sportivo del campione inglese, e che i tempi di adattamento si stiano rivelando più lunghi del previsto.
Il parallelo con Schumacher e le differenze sostanziali
Nel tracciare un quadro più ampio della situazione, Coulthard ha proposto un paragone con un altro colosso della Formula 1: Michael Schumacher. A suo avviso, il trasferimento di Hamilton in Ferrari ha avuto per certi versi l’effetto opposto rispetto a quello vissuto dal tedesco quando, dopo i fasti in rosso, decise di rientrare in Formula 1 con Mercedes. Anche in quel caso ci fu stupore e curiosità, ma il ritorno di Schumacher era percepito come un epilogo, non come l’inizio di una nuova scalata.
Hamilton, invece, ha scelto di lasciare il team con cui ha conquistato sei dei suoi sette titoli mondiali per affrontare una delle sfide più complesse della sua carriera. Un atto di coraggio, certo, ma anche un passo che, secondo Coulthard, sta evidenziando tutte le difficoltà di chi cambia casa dopo aver contribuito a costruirne una perfetta. A Maranello, Hamilton non ha ancora trovato la stessa alchimia, e lo si è capito non solo dalle prestazioni, ma anche dalle sue stesse parole post-gara.
Il parallelo con Schumacher serve quindi a sottolineare come la storia personale di ogni pilota sia unica, e che anche i più grandi non sono immuni dalle complessità legate al cambiamento. “Questo è il viaggio di Lewis, la sua storia, il libro che sta scrivendo”, ha detto Coulthard, lasciando intendere che il finale è tutto da scrivere, ma che al momento si intravede più ombra che luce.
L’ottavo titolo mondiale è ancora un obiettivo realistico?
Uno dei temi più ricorrenti dall’annuncio dell’arrivo di Hamilton in Ferrari è legato alla possibilità di conquistare l’ottavo titolo mondiale, quello che lo renderebbe il pilota più titolato della storia della Formula 1. Prima dell’inizio della stagione, lo stesso Hamilton aveva definito l’obiettivo come “il primo con la Ferrari”, segno di una chiara volontà di imprimere un nuovo capitolo nella sua leggendaria carriera.
Ma di fronte alle prime difficoltà, anche le prospettive più rosee iniziano a sfumare. Quando il giornalista della Bild ha chiesto a Coulthard se vedesse ancora Lewis in grado di lottare per il mondiale, la risposta è stata secca: “No, non sembra”. Una presa di posizione netta, che riflette la realtà tecnica attuale della Ferrari ma anche la percezione di un pilota che, per quanto competitivo, si trova ora in un contesto che non lo sostiene ancora a pieno.
Le parole di Coulthard non sono solo una critica, ma anche un richiamo alla complessità del sistema Ferrari. Da anni il team di Maranello cerca il ritorno alla vittoria iridata, senza però riuscire a completare il cerchio. L’arrivo di un campione come Hamilton aveva riacceso la speranza, ma i primi segnali sembrano indicare che il cammino sarà più lungo e tortuoso di quanto si pensasse. La combinazione tra macchina, strategia, team e pilota non ha ancora trovato un equilibrio vincente, e nel frattempo i rivali non restano certo a guardare.
La sfida di Hamilton tra narrazione e realtà
In tutto questo, resta il fascino di una narrazione che ha da sempre accompagnato Lewis Hamilton. Campione dal forte carisma, icona popolare oltre i circuiti, il pilota britannico ha saputo costruire nel tempo un’immagine di leader globale, dentro e fuori dalla pista. La sua scelta di passare in Ferrari è stata interpretata da molti come l’ultimo grande atto della sua carriera, un gesto epico volto a portare la Scuderia più amata d’Italia di nuovo sul tetto del mondo.
Ma la narrazione romantica spesso si scontra con la realtà cruda dei risultati. E Coulthard, da profondo conoscitore della Formula 1 e delle dinamiche dei team, ha voluto riportare la questione su un piano più concreto. Per lui, il passaggio in Ferrari resta un’incognita, una scommessa che non ha ancora dato i suoi frutti. E proprio per questo motivo, parlare oggi di ottavo titolo potrebbe sembrare più una suggestione che una possibilità concreta.