Il significato del censimento degli autovelox
La decisione di censire gli autovelox nasce da un’esigenza precisa, ovvero quella di stabilire con certezza il numero e la tipologia di strumenti in funzione sul territorio nazionale. Per anni il dibattito pubblico è stato alimentato da dubbi e contestazioni sull’omologazione di alcuni apparecchi, spesso accusati di essere posizionati con finalità meramente economiche più che per la sicurezza. Con il censimento, avviato a fine agosto 2025, il Ministero intende creare un database ufficiale che includa non solo i classici autovelox, ma anche sistemi come Tutor, T-Red e Scout Speed. In questo modo sarà finalmente possibile avere un quadro unico e trasparente che descriva non solo il numero, ma anche il funzionamento e la legittimità d’uso di ogni dispositivo.
Le modalità di trasmissione dei dati
Per rispettare l’obbligo, gli enti locali e la Polizia stradale devono compilare e inviare una scheda elettronica per ciascun dispositivo. La trasmissione avviene attraverso il Portale dell’Automobilista o il Portale del Trasporto, seguendo le linee guida contenute nel decreto dirigenziale n. 305 del 18 agosto 2025. Ogni documento deve riportare marca, modello, tipologia, posizione e stato di omologazione del dispositivo. Una volta raccolti, i dati verranno pubblicati sul sito ufficiale del MIT, consentendo a chiunque di verificare in autonomia la regolarità dell’apparecchio da cui ha eventualmente ricevuto una multa. Questo rappresenta un passo importante verso la tutela dei cittadini e la riduzione delle controversie legali.
Conseguenze per gli autovelox non censiti
La normativa è chiara: dopo il termine di ottobre 2025, gli autovelox non censiti dovranno essere spenti e non potranno più essere utilizzati per rilevare infrazioni. Si tratta di un vincolo stringente che elimina qualsiasi ambiguità sulla loro validità. In passato, numerose sentenze hanno messo in discussione la legittimità di multe derivanti da apparecchi privi di certificazioni adeguate, alimentando un clima di incertezza. Con il nuovo sistema, invece, sarà facile distinguere tra dispositivi autorizzati e apparecchi privi di regolarità. La misura non ha solo un impatto pratico sulla possibilità di elevare sanzioni, ma rappresenta anche un modo per rafforzare la fiducia dei cittadini verso l’uso di questi strumenti.
Le parole del ministro Salvini
Matteo Salvini, rispondendo a un’interrogazione in Senato, ha definito il censimento una battaglia di civiltà. Secondo il ministro, gli autovelox sono fondamentali nei contesti dove realmente servono, come in prossimità di scuole, ospedali e case di riposo, perché possono contribuire a salvare vite. Allo stesso tempo ha denunciato la presenza diffusa di dispositivi “furbetti”, piazzati in strade a più corsie con lo scopo di fare cassa piuttosto che garantire la sicurezza. La distinzione tra uso legittimo e utilizzo scorretto è quindi al centro di questa iniziativa, che intende portare ordine dopo anni di incertezza. Salvini ha ribadito che tutti i Comuni dovranno comunicare non solo quanti autovelox hanno, ma anche perché sono stati installati e con quale criterio di omologazione.
Perché il censimento tutela gli automobilisti
Una delle principali critiche agli autovelox riguarda la percezione di ingiustizia da parte di chi riceve una multa. Non di rado gli automobilisti hanno messo in dubbio la regolarità dei dispositivi, dando origine a ricorsi che intasano i tribunali. Con la pubblicazione della lista ufficiale sul sito del Ministero, ogni cittadino potrà verificare con facilità se il dispositivo che lo ha multato è regolarmente approvato e omologato. Questo ridurrà i contenziosi e permetterà di concentrare l’attenzione sulla vera finalità dello strumento: la prevenzione degli incidenti. Inoltre, sapere che un autovelox è stato autorizzato e controllato può favorire comportamenti più responsabili da parte degli automobilisti, contribuendo a innalzare i livelli di sicurezza complessiva sulle strade italiane.
Il ruolo degli enti locali
I Comuni sono i principali protagonisti di questa operazione, in quanto responsabili della trasmissione dei dati richiesti. Non si tratta di un semplice adempimento burocratico, ma di un passaggio che condiziona direttamente la legittimità d’uso degli apparecchi. In assenza della comunicazione, infatti, l’autovelox dovrà essere spento e perderà ogni valore giuridico. Questa responsabilità comporta un impegno notevole per le amministrazioni locali, che dovranno mappare accuratamente il proprio territorio e assicurarsi che ogni dispositivo rispetti i requisiti richiesti. La trasparenza diventa così un dovere istituzionale, destinato a incidere sia sull’efficacia delle politiche di sicurezza sia sul rapporto di fiducia con i cittadini.
Il legame tra sicurezza e trasparenza
Alla base del provvedimento c’è la convinzione che la sicurezza stradale non possa essere disgiunta dalla trasparenza. I dispositivi per il controllo della velocità devono essere utilizzati solo dove possono realmente prevenire incidenti e tutelare la vita delle persone. Al contrario, quando vengono installati con logiche punitive o per generare entrate economiche, finiscono per minare la credibilità dell’intero sistema. Il censimento degli autovelox non omologati si inserisce dunque in un percorso più ampio, che mira a definire regole chiare e uniformi su scala nazionale. Stabilire un quadro condiviso significa non solo migliorare la gestione del traffico, ma anche garantire una maggiore equità nell’applicazione delle sanzioni.
Gli scenari dopo ottobre 2025
Quando il termine fissato dal Ministero scadrà, il panorama potrebbe cambiare sensibilmente. Alcuni Comuni dovranno rinunciare a dispositivi che non rispettano le condizioni richieste, mentre altri vedranno confermata la legittimità delle proprie apparecchiature. In ogni caso, la nuova fase garantirà maggiore chiarezza. Le multe elevate dagli apparecchi non comunicati non avranno più valore legale, mentre quelle provenienti da dispositivi regolarmente censiti saranno più difficili da contestare. Questo mutamento non riguarda soltanto il rapporto tra automobilisti e amministrazioni, ma inciderà anche sull’approccio culturale alla guida. Una maggiore consapevolezza della regolarità dei controlli potrà infatti stimolare un comportamento più attento e prudente.







