La notizia che Audi continuerà a produrre auto a benzina per almeno altri dieci anni ha acceso un acceso dibattito tra analisti, appassionati e concorrenti del settore automobilistico. A distanza di tre anni dall’annuncio che vedeva il 2025 come data simbolica per l’addio definitivo ai motori a combustione interna, il costruttore tedesco rivede i propri piani e si prepara a rallentare la transizione elettrica che, fino a poco tempo fa, sembrava una corsa senza ostacoli.
A parlare è stato direttamente Gernot Döllner, CEO di Audi dal settembre 2023, che ha spiegato come le esigenze del mercato, la flessibilità industriale e la domanda reale dei clienti spingano la casa dei quattro anelli a mantenere viva la produzione di motorizzazioni termiche. L’intenzione è quella di continuare a sviluppare, aggiornare e vendere vetture alimentate a benzina almeno fino al 2035, e non è escluso che la timeline venga ulteriormente estesa se le condizioni di mercato lo renderanno necessario.
La continuità del motore termico: perché Audi rallenta l’elettrificazione
Questa decisione di continuare a puntare sui motori a combustione interna deriva da diversi fattori, tra cui la risposta non ancora pienamente convincente del mercato verso l’elettrico puro, la lentezza nello sviluppo di infrastrutture di ricarica capillari e l’esperienza di alcuni modelli a batteria che non hanno raggiunto i risultati sperati.
La recente scelta di interrompere la produzione della Q8 e-Tron e la chiusura dello stabilimento in Belgio ne sono un chiaro esempio di come la domanda non sia stata all’altezza delle attese. Tuttavia, questo non significa che Audi rinunci all’elettrificazione: i numeri dimostrano che la crescita dell’elettrico nel portafoglio del marchio è costante, con un +30,1% di consegne di auto a batteria nel primo trimestre dell’anno rispetto al 2024.
Nel dettaglio, sono state 46.371 le unità a zero emissioni consegnate, abbastanza per superare Mercedes nello stesso periodo ma ancora lontane dagli 86.449 veicoli elettrici venduti da BMW, concorrente diretto che ha scelto di non fissare scadenze rigide per l’abbandono dei motori termici.
I modelli a benzina che resteranno protagonisti
I piani aggiornati prevedono che modelli di successo come Audi A5, A6 e Q3, appena rinnovata, continueranno a popolare i listini almeno fino agli anni Trenta. E non solo le versioni tradizionali: le versioni ad alte prestazioni contraddistinte dai celebri badge S e RS manterranno la configurazione a combustione interna, una scelta che rassicura gli appassionati di guida sportiva, ancora legati al sound e alla risposta di un propulsore termico.
A rafforzare questa strategia, Audi ha in programma un piano di lancio di nuovi prodotti termici fino al 2026, assicurandosi così un margine di flessibilità per reagire alle evoluzioni della domanda e alle oscillazioni delle normative internazionali.
La variabile normativa: Europa ed emissioni zero
Una delle incognite principali che accompagna la decisione di Audi di continuare a produrre auto a benzina riguarda le politiche europee sul clima e la mobilità. Bruxelles, infatti, punta a vietare la vendita di nuove auto con motore a combustione interna a partire dal 2035. Se questa data sarà confermata, tutti i costruttori dovranno adeguarsi, pena pesanti sanzioni e restrizioni.
Ma non è detto che la regolamentazione resti immutata: numerosi osservatori sostengono che, di fronte a una transizione non così rapida come ipotizzato, le autorità europee potrebbero riconsiderare la scadenza o introdurre eccezioni per determinati segmenti di mercato, come i veicoli sportivi di nicchia o quelli destinati a mercati extraeuropei. In questo scenario, Audi potrebbe continuare a produrre e vendere motori termici in Paesi dove la domanda di auto a combustione rimarrà forte anche oltre il 2035, evitando così di rinunciare a una fetta di mercato ancora rilevante.
Tra coerenza e realismo: il confronto con BMW e Mercedes
Audi non è l’unico marchio premium a ripensare la propria roadmap verso l’elettrico totale. Anche Mercedes ha fatto un passo indietro rispetto alle tempistiche iniziali e ha confermato che continuerà a offrire motorizzazioni tradizionali ben oltre il 2030, adeguando la gamma in base alle esigenze dei diversi mercati. BMW, dal canto suo, non ha mai dichiarato una data di eliminazione definitiva dei motori a combustione, mantenendo costantemente aperta la porta alla libertà di scelta del cliente e sottolineando come l’infrastruttura di ricarica non sia ancora all’altezza di un passaggio completo all’elettrico. In questo contesto competitivo, la mossa di Audi sembra dunque in linea con un approccio più pragmatico, che tiene conto dei vincoli tecnologici, dei costi industriali e della propensione all’acquisto dei consumatori.
Un futuro bilanciato tra elettrico e combustione
Il CEO Gernot Döllner, succeduto a Markus Duesmann nell’autunno del 2023, ha chiarito che la priorità resta quella di ampliare la gamma di veicoli elettrici e rendere il marchio sempre più sostenibile, ma senza strappi forzati che potrebbero penalizzare la competitività dell’azienda.
È in arrivo un nuovo modello elettrico di segmento A3, previsto per il prossimo anno, che avrà un prezzo d’ingresso inferiore rispetto alla Q4 E-Tron e che punta a convincere nuovi clienti a passare alla mobilità a zero emissioni. Parallelamente, però, continuerà lo sviluppo di nuove generazioni di motori a combustione, in modo da mantenere aggiornate le piattaforme termiche e offrire agli automobilisti la possibilità di scegliere in base alle proprie necessità reali.
Una transizione graduale per rispondere alle sfide globali
Il dibattito su quando e come le case automobilistiche europee diranno definitivamente addio alla benzina e al diesel resta aperto e complesso. Fattori come le crisi energetiche, la disponibilità di mater
ie prime per le batterie e le dinamiche geopolitiche possono influenzare pesantemente le strategie di lungo termine. Per Audi, la parola d’ordine diventa flessibilità: produrre ancora auto a benzina significa avere il tempo di calibrare investimenti, innovazioni e adeguamenti delle fabbriche senza mettere a rischio la stabilità occupazionale e la rete di fornitori. Un equilibrio che, alla luce delle scelte di marchi come BMW e Mercedes, sembra destinato a caratterizzare l’intero panorama automotive europeo nei prossimi dieci anni.