Il Maggiolino Cabriolet, la leggenda che apre le danze
Tutto ebbe inizio nel 1949, quando la carrozzeria Karmann diede vita al primo Maggiolino Cabriolet. La filosofia era semplice: offrire la possibilità di viaggiare a cielo aperto su un’auto accessibile e al tempo stesso robusta. Le caratteristiche tecniche prevedevano motori boxer a quattro cilindri raffreddati ad aria, con cilindrate comprese tra 1.1 e 1.6 litri. Questa formula si rivelò vincente e il modello rimase in produzione fino al 1980, diventando un’icona globale. La rinascita arrivò nel 2003 con il New Beetle Cabriolet, una reinterpretazione moderna che riportava in auge le linee tondeggianti del passato. Nel 2013 debuttò la terza generazione, denominata semplicemente Maggiolino Cabriolet, che restò in listino fino al 2019. Con il tetto in tela e un design rivisto, la vettura rimase fedele alla sua anima originaria, offrendo motorizzazioni benzina e diesel fino a 220 cavalli nella più sportiva versione R-Line. Un percorso che ha attraversato decenni di cambiamenti sociali e tecnologici, mantenendo intatta la promessa di spensieratezza che il Maggiolino ha sempre rappresentato.
La Golf Cabriolet e il legame con la sportività
Quando si parla di Volkswagen cabrio, è impossibile non ricordare la Golf Cabriolet, erede ideale del Maggiolino nel ruolo di auto compatta e versatile. L’ultima generazione è stata la sesta, venduta tra il 2011 e il 2016, con capote in tela e un’offerta di motorizzazioni molto ampia. Come la versione berlina, anche la Cabriolet si declinava nelle varianti sportive GTI e R. Quest’ultima, non disponibile in tutti i mercati, si distingueva per il motore 2.0 TSI da 265 cavalli, una velocità massima di 250 chilometri orari e un’accelerazione da 0 a 100 in soli 6,4 secondi. La Golf Cabriolet incarnava l’idea di una scoperta che non rinunciava alla sportività, capace di attrarre non solo chi cercava emozioni a cielo aperto ma anche chi desiderava prestazioni elevate. Un mix che ha reso la compatta di Wolfsburg un modello particolarmente apprezzato tra gli appassionati.
Volkswagen Eos, la cabrio tecnologica con tetto rigido
Tra le decappottabili di Wolfsburg, la Volkswagen Eos occupa un posto speciale. Presentata nel 2006 e rimasta in produzione fino al 2015, si distingueva per una soluzione tecnica innovativa: il tetto rigido ripiegabile denominato “CSC”, acronimo di Coupe-Sunroof-Convertible. Questo complesso meccanismo a cinque sezioni integrava anche un tetto apribile in vetro, offrendo una versatilità unica per l’epoca. La Eos era basata sulla piattaforma della Golf e veniva proposta con una gamma di motori completa, che spaziava dai benzina 1.4 TSI e 2.0 TSI ai diesel 2.0 TDI, fino ai potenti V6 3.2 da 250 cavalli e 3.6 da 260 cavalli. La combinazione di design elegante, tecnologia avanzata e prestazioni convincenti la rese una delle cabrio più apprezzate della sua generazione, capace di intercettare un pubblico che cercava comfort e innovazione in un’unica vettura.
La T-Roc Cabrio, il tentativo di unire SUV e cabriolet
Nel 2020 è arrivata sul mercato la Volkswagen T-Roc Cabrio, un modello destinato a sorprendere per la sua unicità. Si trattava infatti di uno dei pochissimi SUV-cabriolet al mondo, pensato per abbinare la versatilità delle ruote alte con la capote in tela. Lunga 4,27 metri, dotata di quattro posti e di un bagagliaio da 280 litri, la T-Roc Cabrio puntava più sull’immagine lifestyle che sulla praticità pura. La gamma motori prevedeva i benzina 1.0 TSI a tre cilindri e 1.5 TSI Evo, entrambi turbo e abbinabili a cambi manuali o automatici a doppia frizione DSG. Pur non avendo riscosso grande successo in Italia, la vettura ha incontrato un buon riscontro soprattutto in Germania e nel Regno Unito, mantenendo viva la tradizione delle scoperte di Wolfsburg in un’epoca in cui le decappottabili stanno progressivamente scomparendo dai listini.
Il futuro incerto delle cabrio Volkswagen
Con la presentazione della nuova generazione di T-Roc, la Casa di Wolfsburg ha scelto di non includere, almeno per ora, una variante decappottabile. Questa decisione segna la possibile conclusione di una lunga stagione che ha visto le Volkswagen cabrio protagoniste del mercato e dell’immaginario automobilistico. Le ragioni sono molteplici: il calo della domanda di auto scoperte, l’aumento dei costi di sviluppo e la crescente attenzione dei costruttori verso SUV e modelli elettrici. Non è però escluso che, in futuro, possa esserci un ritorno di una cabriolet firmata Volkswagen, magari reinterpretata in chiave elettrica e moderna, per rispondere alle esigenze di un pubblico che continua a sognare la guida a cielo aperto. Nel frattempo, la memoria dei modelli che hanno fatto la storia rimane vivida e testimonia come, per oltre settant’anni, le scoperte di Wolfsburg abbiano saputo coniugare funzionalità e passione.