Ferrari SF-25, la pioggia di Silverstone mette a nudo i suoi limiti

La Ferrari SF-25 ha faticato pesantemente sul bagnato a Silverstone, tra scelte strategiche sbagliate e carenze di grip. Analizziamo perché la vettura non ha funzionato.

Ferrari SF-25

La Ferrari SF-25 ha vissuto a Silverstone una domenica dal sapore amaro, in cui la pioggia ha messo a nudo tutte le sue criticità. Il Gran Premio di Gran Bretagna si è trasformato in un vero banco di prova per la monoposto di Maranello, costretta a fare i conti con condizioni di pista complicate che hanno mandato in crisi piloti e ingegneri.

Se in condizioni asciutte la vettura aveva dimostrato un potenziale competitivo, basti vedere le prestazioni registrate nei turni di prove libere, la gara ha invece evidenziato un deficit di ritmo e un comportamento al limite dell’imprevedibile quando l’asfalto si è bagnato. Questo scenario ha riportato alla luce problemi strutturali della Ferrari SF-25, già emersi in parte nella prima parte della stagione, ma mai così chiaramente messi in risalto come a Silverstone.

La scelta rischiosa di Leclerc e l’effetto domino

Il weekend della Ferrari è iniziato con una decisione che ha fatto discutere: Charles Leclerc, al termine del giro di formazione, ha chiesto via radio di passare alle gomme slick, convinto che la pista si sarebbe asciugata rapidamente. Il team, pur con qualche perplessità, ha assecondato la sua richiesta, ma la realtà del tracciato ha smentito le previsioni.

La scelta di passare alle gomme d’asciutto su un asfalto ancora in larga parte umido, specie nel terzo settore, si è rivelata un boomerang che ha compromesso immediatamente la gara del pilota monegasco. Dopo appena pochi giri, Leclerc si è trovato a pagare un distacco superiore a 30 secondi dalla testa della corsa, con la SF-25 incapace di produrre aderenza sufficiente. La decisione, come spiegato da Frederic Vasseur, è stata figlia anche delle sensazioni del pilota, che ha cercato un colpo di genio per recuperare una posizione in griglia non ideale dopo una qualifica complicata. Tuttavia, l’azzardo si è trasformato in un clamoroso errore strategico.

La Ferrari aveva preparato la SF-25 con un livello di carico aerodinamico intermedio, più alto di quello della Red Bull ma inferiore a quello della McLaren. In teoria una scelta equilibrata, ma nella pratica rivelatasi inefficace nel momento in cui la pista ha presentato livelli di grip molto variabili. La Ferrari SF-25 si è dimostrata instabile, con una gestione della temperatura degli pneumatici non all’altezza, al punto che Leclerc ha perso rapidamente fiducia.

La gestione difficile del passo gara

Il racconto di Leclerc, a caldo, è stato impietoso: la vettura non è andata da nessuna parte, e la sensazione di impotenza è stata evidente già dalle prime curve. La SF-25 sul bagnato ha mostrato limiti evidenti, legati soprattutto alla capacità di generare carico aerodinamico coerente quando le velocità calano e le temperature scendono.

La finestra di utilizzo delle gomme intermedie è risultata molto ristretta, e la difficoltà di mandare rapidamente in temperatura l’anteriore ha condannato la Ferrari a una gara in difesa. Una situazione che ha costretto Leclerc a due uscite di pista, con conseguenti danni al fondo della monoposto che hanno ulteriormente peggiorato la prestazione. Il risultato è stato un ritmo troppo basso per poter recuperare, in un contesto di aria sporca che ha reso i sorpassi ancora più difficili.

Anche Lewis Hamilton, alla sua prima stagione completa con la Rossa, ha lamentato sensazioni simili. Pur con una strategia più lineare rispetto a quella del compagno, Lewis ha raccontato di aver guidato una macchina estremamente difficile da interpretare sul bagnato. La SF-25 non gli ha permesso di attaccare come avrebbe voluto, rivelandosi in più occasioni nervosa in inserimento e instabile in uscita di curva. Un problema che ha frustrato anche la capacità di mettere a terra la potenza, elemento cruciale su un tracciato dove le accelerazioni contano tanto quanto la percorrenza veloce.

La strategia della disperazione

Il tentativo di recupero di Leclerc passando alle slick durante la fase di safety car è stato un gesto disperato, motivato dalla volontà di ribaltare una situazione già compromessa dalle qualifiche. La SF-25 aveva infatti sofferto anche il sabato, con un piccolo errore che ha relegato Charles a una posizione di partenza più arretrata.

In queste circostanze, la pressione di dover tentare qualcosa di diverso si è fatta sentire, ma la strategia rischiosa non ha pagato. La pista di Silverstone, come spiegato anche dal muretto Ferrari, presentava settori asciutti alternati a punti ancora decisamente bagnati, e il tempo di reazione tra la scelta delle gomme e la reale evoluzione del tracciato si è rivelato troppo breve per poter incidere positivamente.

La vettura, in tutto questo, non ha comunque mai mostrato il passo necessario per far pensare a una rimonta. Anche in condizioni migliori, la Ferrari SF-25 ha faticato a trovare la giusta finestra di funzionamento aerodinamico ed è apparsa incapace di generare la fiducia che serve al pilota per rischiare sui cambi di direzione veloci e sulle staccate al limite. Questo ha costretto la Scuderia a vivere la gara di Silverstone in costante apnea, senza mai poter incidere realmente sulla classifica.

La difficoltà di Hamilton e le prospettive

Se per Leclerc la corsa è finita praticamente al primo giro, Hamilton ha invece cullato il sogno di un podio fino a pochi giri dal termine. La sua gestione più conservativa della strategia sembrava averlo premiato, consentendogli di risalire fino alla quarta posizione e di minacciare Nico Hulkenberg per il terzo posto.

Proprio nel momento decisivo, però, la SF-25 ha nuovamente tradito le sue debolezze. Lewis ha provato ad anticipare di un giro il passaggio dalle intermedie alle slick, ma sull’outlap ha commesso due errori che gli sono costati carissimo. Il commento del sette volte campione del mondo è stato eloquente: “La macchina più difficile che abbia mai guidato sul bagnato”.

Hamilton ha sottolineato come fosse la seconda volta che guidava la SF-25 in condizioni di pista bagnata e di come non sia riuscito a trovare un bilanciamento sufficiente per esprimere la sua guida aggressiva. Perfino un dettaglio come la perdita momentanea del collegamento GPS con il muretto ha contribuito a complicare una situazione già delicata. Eppure Lewis è riuscito a mettere a segno uno dei giri più veloci in gara, segno che la Ferrari SF-25 possiede comunque del potenziale grezzo, ma non è in grado di sprigionarlo quando la pista cambia e serve stabilità di comportamento.

Un segnale da non sottovalutare

La gara di Silverstone suona quindi come un campanello d’allarme per la Scuderia. Il secondo posto nel mondiale Costruttori rimane una consolazione, ma la consapevolezza che la monoposto non sappia gestire adeguatamente il bagnato costringe a una riflessione profonda.

Il carico aerodinamico, come indicato da Vasseur, era impostato in modo da garantire competitività sull’asciutto, ma il compromesso scelto non ha funzionato sotto la pioggia. La gestione delle temperature delle gomme, la difficoltà nel trovare grip immediato e la scarsa confidenza in curva restano problemi concreti che rischiano di pesare anche nelle prossime gare se non verranno affrontati con decisione.

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