Quando nel 2022 la Formula 1 ha aperto un nuovo capitolo tecnico con il cambio regolamentare, in molti si aspettavano che un fuoriclasse come Lewis Hamilton potesse continuare a dominare la scena o quantomeno restare stabilmente tra i protagonisti più veloci.
La realtà, numeri alla mano, si è invece trasformata in una lunga parentesi di difficoltà tecniche e personali, culminata oggi in una stagione 2025 che, dopo dieci Gran Premi, fotografa un Hamilton in forte ritardo sul compagno di squadra Charles Leclerc. Un quadro che, tolta qualche rara eccezione, ricalca un andamento già visto ai tempi degli ultimi anni in Mercedes, quando la convivenza con George Russell aveva messo a nudo le prime crepe di un campione assoluto, ma non più imbattibile.
I dati certificano il calo di rendimento
Guardando i dati complessivi raccolti dal 2022 ad oggi, come ha sottolineato FormulaPassion in un suo approfondimento, la continuità di risultati di Hamilton risulta compromessa rispetto agli standard di chi ha vinto sette titoli mondiali. In quell’anno, il primo con le monoposto ad effetto suolo, Lewis ha chiuso sesto in classifica generale con 93 punti e un distacco di 18 punti da Russell.
Non era mai successo prima che chiudesse la stagione con un gap simile dal compagno, segnando di fatto l’inizio di un trend diventato regola. Nel 2023, con una Mercedes ancora acerba, Hamilton si era ripreso il ruolo di leader nel box, ma Russell aveva sofferto diversi guasti ed errori di gioventù: risultato, 121 punti per Lewis e un margine di 39 punti di vantaggio sul compagno. Un lampo di luce in un biennio altrimenti avaro di soddisfazioni.
La sfida mancata con Leclerc alla Ferrari
L’arrivo in Ferrari per la stagione 2025, celebrato con grande entusiasmo dai tifosi del Cavallino, doveva rappresentare per Hamilton l’occasione di un rilancio, un ritorno alla lotta per le prime posizioni e magari all’ottavo titolo, sogno mai abbandonato. I fatti, invece, dicono altro: dopo dieci Gran Premi, l’ex campione britannico è ancora fermo a zero podi, un evento mai verificatosi prima in carriera dopo un terzo di stagione.
Il sesto posto in Canada, circuito tradizionalmente amico per Hamilton, ha confermato che l’adattamento alla SF-25 è più complicato del previsto. Peggio ancora il confronto diretto con Leclerc: 79 punti contro i 104 del monegasco, un distacco di 25 lunghezze che, proiettato a fine campionato, rischia di sfiorare i 60 punti di differenza, uno scarto enorme per un pilota del calibro di Lewis.
Qualifiche: l’indicatore di un declino inesorabile
Oltre ai punti persi in gara, il vero campanello d’allarme è rappresentato dal rendimento in qualifica. Quella velocità pura sul giro secco che aveva sempre distinto Hamilton dagli altri campioni contemporanei sembra appannata. Nel 2022 aveva comunque prevalso 13 a 9 su Russell, nel 2023 si era ritrovato pari (11 a 11), ma già nel 2024 aveva subito un tracollo: 5 qualifiche vinte contro 19 perse.
E il 2025 non sta andando meglio: dopo dieci appuntamenti, Hamilton ha battuto Leclerc solo 3 volte contro 7, segno di una difficoltà cronica a estrarre il massimo dalla monoposto in situazioni di giro singolo. La perdita di questa dote naturale penalizza inevitabilmente anche la domenica, quando partire indietro complica strategie e gestione delle gomme.
Un regolamento mai digerito
Al netto delle responsabilità tecniche di Mercedes prima e Ferrari ora, la difficoltà di Hamilton appare anche come una questione di adattamento. Il nuovo ciclo tecnico della Formula 1, basato su monoposto con carico generato dal fondo e assetti più rigidi, ha penalizzato il suo stile di guida.
La sensibilità del sette volte iridato, affinata in anni di vetture ad alto carico aerodinamico e set-up morbidi, fatica a tradursi in performance stabili con queste auto a effetto suolo. Ne è prova la discontinuità nei weekend: sprazzi di competitività alternati a prestazioni incolori, con risultati che, in un campionato tirato come quello attuale, non bastano per reggere la pressione di rivali più giovani e affamati.
Il peso dell’età e la gestione mentale
A pesare sul rendimento di Hamilton non c’è solo la componente tecnica. A 40 anni, nonostante la forma fisica ancora invidiabile, è inevitabile che la lucidità nella gestione di qualifica e gara venga messa alla prova da compagni più giovani e da regolamenti in continua evoluzione.
La pressione di dover dimostrare di valere ancora un contratto da top driver si riflette nei numeri di questa stagione: dopo la vittoria della Sprint in Cina, unico squillo degno di nota, sono arrivati piazzamenti anonimi e una costante distanza dalla zona podio, un segnale di difficoltà anche sul piano motivazionale.
La Ferrari come ultima sfida
La scelta di approdare in Ferrari ha riportato Hamilton sotto i riflettori mediatici in un contesto nuovo, dove la pazienza dei tifosi è proverbiale ma non infinita. Il team di Maranello sta lavorando per dare a Charles Leclerc e a Hamilton una vettura all’altezza delle ambizioni, ma la SF-25 ha mostrato limiti evidenti su più piste. Eppure, la forbice tra i due piloti è tale da suggerire che la macchina da sola non spiega tutto.
L’impressione è che Hamilton stia vivendo la sua ultima grande sfida in carriera, consapevole di dover fare i conti con il talento di Leclerc, l’affidabilità ancora incerta della monoposto e un paddock che osserva ogni suo passo, pronto a giudicare se l’era di Lewis è davvero arrivata ai titoli di coda.
Uno sguardo al futuro tra conferme e dubbi
Se c’è una cosa certa, è che Hamilton non lascerà facilmente spazio ai detrattori. La sua storia in Formula 1 è costellata di rimonte e di exploit inattesi. Ma questa volta le cifre parlano chiaro: salvo sorprese clamorose, difficilmente potrà invertire una rotta che da quattro stagioni lo vede lontano dai vertici veri.
Nonostante ciò, la Ferrari continua a credere nel valore di un sette volte campione del mondo come punto di riferimento per sviluppo tecnico e leadership interna. La speranza del box rosso è che il secondo anno di convivenza con Leclerc porti maggiore conoscenza reciproca e migliori la capacità di estrarre dal pacchetto tecnico quelle prestazioni che finora sono mancate.
L’ultima parola, come sempre, spetterà alla pista. E Lewis Hamilton, con tutta la sua carriera, sa meglio di chiunque altro che in Formula 1 non c’è storia che non possa essere riscritta, se solo la macchina e la determinazione lo permettono.