L’avvio del primo anno tra Lewis Hamilton e Ferrari non è stato affatto semplice. Il sette volte campione del mondo ha accettato la sfida del Cavallino con entusiasmo e aspettative altissime, ma le prime gare della stagione 2025 hanno restituito un quadro molto più complesso e sfumato. Nella sua prima vera presa di posizione pubblica dopo le difficoltà accumulate nel corso delle prime uscite, Hamilton ha raccontato il proprio percorso di adattamento con un’onestà rara, segnata da momenti di frustrazione, consapevolezza e una motivazione ancora intatta. Il suo passaggio da Mercedes a Maranello rappresenta senza dubbio una delle scommesse più affascinanti del paddock, ma per ora i risultati non sono all’altezza dei titoli che lo accompagnano.
Un assetto sfuggente e una monoposto difficile da interpretare
Hamilton ha raccontato come, a differenza del weekend di Shanghai, dove ha ottenuto il suo primo successo in “rosso” durante la Sprint Race, tutte le altre gare siano state condizionate da un lavoro sul setup che ha spesso peggiorato il comportamento della vettura. È stato proprio il fine settimana cinese a fornire un indizio chiave: in quell’occasione, non essendo stato modificato il setup base dopo le prove libere, la vettura ha finalmente risposto in maniera prevedibile e competitiva. Negli altri appuntamenti, invece, le continue modifiche hanno prodotto un effetto contrario, rendendo la SF-25 ancora più difficile da gestire.
Hamilton ha ammesso che attualmente “molte cose non stanno funzionando”, ma non ne individua una sola come causa principale. Il lavoro svolto in fabbrica e al simulatore è continuo, ma l’equilibrio tra stile di guida, preferenze del pilota e caratteristiche tecniche della monoposto sembra ancora lontano dall’ideale. Le parole del campione britannico lasciano intendere che la situazione è in fase di studio, che la fiducia nel team c’è, ma che il livello attuale di prestazioni non è sufficiente a soddisfare un pilota del suo calibro.
Adattarsi a Maranello: un processo più lungo del previsto
Lewis non si nasconde: l’ingresso in un nuovo team richiede tempo, e lui stesso ha ricordato quanto sia stato complesso il passaggio in Mercedes nel 2013. Ma in Ferrari la questione è ancora più delicata. Gli ingegneri con cui collabora, per anni hanno costruito la monoposto attorno a Charles Leclerc e al suo stile di guida, e ora si trovano a dover reinterpretare ogni elemento con uno dei piloti più esigenti e talentuosi della storia della Formula 1. A questo si aggiunge il fatto che Hamilton è abituato a una filosofia tecnica e metodologica diversa, maturata in più di un decennio in un ambiente estremamente organizzato come quello Mercedes.
Nel suo approccio pragmatico, però, Lewis ha riconosciuto anche i propri limiti. Non cerca giustificazioni e anzi si prende la responsabilità di dover “lavorare sodo per adattarsi”, consapevole che la SF-25 ha già dimostrato, almeno in parte, di poter essere competitiva, come dimostrato dalle recenti prestazioni di Leclerc. Hamilton guarda dunque avanti, consapevole che il tempo gioca un ruolo decisivo nella costruzione del rapporto con la sua nuova squadra.
Il valore della motivazione e il muro mediatico
Durante gli incontri con la stampa a Miami, Hamilton è apparso più chiuso del solito, con risposte brevi e poco inclini all’elaborazione. Un comportamento che ha acceso i radar degli osservatori, abituati a un Lewis molto comunicativo. Ma la motivazione non sembra essere venuta meno. Piuttosto, emerge una sorta di impazienza, forse anche irritazione, per una situazione tecnica che frena le sue ambizioni. “Non mi interessano le opinioni di chi non sa cosa stia succedendo davvero”, ha dichiarato con fermezza, a sottolineare il distacco tra le analisi esterne e la realtà interna della scuderia.
Hamilton ha poi voluto ringraziare i tecnici Ferrari per la disponibilità e l’apertura mostrata nei suoi confronti sin dai primi giorni. Un attestato di fiducia che pesa, soprattutto considerando la pressione che l’ambiente di Maranello esercita su ogni suo interprete. Il lavoro svolto al simulatore, la riorganizzazione di alcune aree tecniche e l’impegno condiviso con Leclerc sono segnali incoraggianti di un processo di crescita che ha appena iniziato a dare i suoi frutti.
Sprint, fiducia e voglia di rivincita
La Sprint Race di Miami rappresenta per Hamilton un’opportunità interessante, soprattutto alla luce del format che limita le modifiche post-libere e potrebbe aiutarlo a ritrovare il feeling giusto con la monoposto. Il successo ottenuto in Cina non è stato un caso isolato, ma il frutto di una finestra tecnica favorevole e di un approccio più conservativo nelle regolazioni. Replicare quel tipo di prestazione in un altro weekend con formato ridotto è l’obiettivo dichiarato.
Hamilton sa di dover sfruttare al massimo ogni occasione, in un campionato sempre più equilibrato e incerto, dove il livello medio delle prestazioni è altissimo e le differenze minime possono determinare l’esito di un intero weekend. Il lavoro di Charles Leclerc, che nell’ultima gara ha mostrato tutto il potenziale della vettura, è indicato dallo stesso Lewis come punto di riferimento. L’obiettivo, ora, è replicare quella prestazione e dimostrare di poter essere competitivo anche con una Ferrari ancora non completamente cucita addosso.
Vita in Italia e dettagli fuori pista
Non mancano, infine, i riferimenti più leggeri. Hamilton ha raccontato con ironia di come stia cercando di evitare pizza e pasta, con scarso successo. Le tre pizze mangiate in due giorni ne sono una prova, così come la presenza di un “aggancio” personale che gliele consegna a fine giornata. Un racconto che umanizza il campione e mostra il suo tentativo di immergersi nella cultura italiana, anche se confessa che il suo italiano “non sta progredendo molto”.
L’intenzione di vivere di più in Italia nel corso dell’anno è però reale, e si inserisce in quel percorso di integrazione progressiva in un ambiente tanto affascinante quanto difficile. Le parole di Hamilton non parlano solo di una sfida tecnica, ma di un progetto umano e sportivo che richiede tempo, dedizione e, soprattutto, fiducia reciproca.
Hamilton, Ferrari e una stagione ancora tutta da scrivere
Il percorso di Lewis Hamilton in Ferrari è solo agli inizi, ma già denso di contenuti tecnici, emozionali e strategici. Il campione britannico sta affrontando il passaggio più delicato della sua carriera con grande lucidità, ma anche con la consapevolezza che il margine per migliorare è ancora ampio. Se riuscirà a trovare il giusto equilibrio tra le sue esigenze e la natura della SF-25, Maranello potrebbe davvero rivelarsi l’ultima tappa trionfale di una carriera straordinaria.