Quando nel 2005 la Peugeot 1007 fece la sua comparsa sul mercato europeo, il mondo dell’automobile si trovò davanti a qualcosa di totalmente fuori dagli schemi. Non era una citycar nel senso tradizionale del termine, ma nemmeno una monovolume classica: era una mini-monovolume urbana che cercava di unire il meglio di entrambi i mondi. La sua architettura derivava direttamente dal concept Peugeot Sesame, presentato nel 2002, dal quale riprendeva soprattutto l’idea forte delle portiere scorrevoli laterali. Una proposta insolita, pensata per coniugare l’ingombro ridotto delle piccole auto da città con soluzioni da segmento superiore, introducendo per la prima volta su una vettura compatta una serie di dotazioni premium.
Il suo stesso nome segnava una cesura con il passato: l’introduzione della denominazione a doppio zero centrale, con il numero “1007”, indicava una volontà precisa della casa francese di distinguere i modelli fuori dagli standard. Questa convenzione, che rompeva con la storica nomenclatura Peugeot a tre cifre con singolo zero centrale, fu inaugurata proprio con questo modello. Un dettaglio che, già di per sé, racconta la vocazione sperimentale di un’auto nata per esplorare nuovi linguaggi urbani e rispondere a un’esigenza crescente di versatilità, stile e compattezza.
Il design firmato Pininfarina e l’estetica della praticità
Lo stile della Peugeot 1007 fu affidato alle matite di Pininfarina, e anche questo elemento contribuì a rendere il progetto anomalo nel panorama delle piccole. La carrozzeria alta e squadrata richiamava la razionalità delle monovolume, ma i dettagli come i fari a goccia, il frontale dalla bocca ampia e il montante posteriore inclinato riuscivano a trasmettere un senso di dinamismo e modernità. Elementi come le grandi maniglie delle porte e il binario in color alluminio esterno, necessario al movimento delle portiere scorrevoli, diventavano parti integranti dell’identità visiva del modello.
Ma il vero elemento di rottura fu rappresentato dalle porte laterali scorrevoli elettriche, che si aprivano e chiudevano automaticamente anche tramite telecomando. Mai prima di allora una citycar aveva adottato una soluzione simile come unico sistema di accesso all’abitacolo. Questo espediente tecnico non era solo funzionale a migliorare l’accessibilità in spazi urbani angusti, ma diventava anche simbolo di una diversa idea di comfort quotidiano: meno compromessi, più comodità.
Interni versatili e dotazioni da segmento superiore
L’abitacolo della Peugeot 1007 era una sorpresa per chi si aspettava una citycar spartana e funzionale. Gli interni erano infatti curati nei dettagli, ben rifiniti e altamente personalizzabili. Peugeot aveva introdotto i kit Cameleo, una serie di rivestimenti colorati intercambiabili che permettevano al cliente di configurare a piacimento l’aspetto dell’abitacolo, anche dopo l’acquisto.
La versatilità era un altro elemento chiave del progetto. I sedili posteriori erano singoli, scorrevoli, ribaltabili e persino removibili, permettendo di sfruttare al massimo lo spazio disponibile. Il sedile anteriore lato passeggero poteva essere completamente abbattuto, ampliando ulteriormente il volume di carico. In combinazione con una serie abbondante di vani portaoggetti distribuiti in abitacolo, la 1007 offriva una modularità senza pari nella sua categoria.
Sul fronte della sicurezza, la piccola monovolume francese raggiungeva risultati sorprendenti: 5 stelle EuroNCAP, un punteggio che solo poche concorrenti erano in grado di eguagliare all’epoca. A bordo erano sempre di serie l’ABS e l’ESP, a dimostrazione dell’attenzione al tema della sicurezza attiva e passiva da parte di Peugeot.

Gamma motori, cambio e comportamento su strada
Un ulteriore elemento che distingueva la Peugeot 1007 dalle utilitarie classiche era la dotazione meccanica. Tutte le motorizzazioni erano quattro cilindri in linea, una rarità per il segmento. L’offerta partiva con il 1.4 benzina da 73 cavalli, un motore semplice e affidabile, a cui si aggiungeva nel 2006 la versione bialbero 16V da 88 cavalli, più vivace e adatta anche a tratti extraurbani. Al vertice dell’offerta a benzina si posizionava il 1.6 da 109 cavalli, disponibile anche con cambio elettroattuato 2-Tronic, che offriva la possibilità di guida automatica o sequenziale.
Anche sul fronte diesel la 1007 mostrava una personalità tecnica ben definita. Il 1.4 HDi da 68 cavalli, frutto della collaborazione con Ford, rappresentava la scelta ideale per chi cercava efficienza e costi contenuti. Il più potente 1.6 HDi FAP, da 109 cavalli, era invece riservato alla versione top di gamma Sporty, capace di coniugare brio e risparmio nei consumi.
La trazione era sempre anteriore e l’impianto frenante delle versioni 1.6 includeva dischi anche al posteriore, a ulteriore conferma di un’impostazione tecnica curata. In strada, la Peugeot 1007 mostrava un comportamento solido e rassicurante, pur mantenendo una certa agilità cittadina. La posizione di guida rialzata, in stile monovolume, e la grande superficie vetrata contribuivano a una buona visibilità, rendendo la guida piacevole anche nel traffico.
Una carriera breve, ma un destino da instant classic
Nonostante tutte queste caratteristiche, la Peugeot 1007 faticò a trovare una collocazione precisa nel mercato. La sua anima ibrida tra citycar e monovolume, unita a un prezzo elevato rispetto alle concorrenti dirette, la rese un oggetto di culto più che un successo commerciale. Dopo soli cinque anni, nel 2010, la produzione venne interrotta senza un vero modello sostitutivo.
La 1007 rimase così un unicum nella storia del marchio, un’auto difficile da etichettare ma capace di anticipare tendenze poi diventate comuni, come la personalizzazione degli interni o le porte scorrevoli su modelli compatti. Oggi è sempre più apprezzata dagli appassionati, che ne riconoscono l’originalità, il coraggio progettuale e le soluzioni raffinate. La sua unicità le ha permesso di acquisire rapidamente lo status di instant classic, un oggetto da collezione per chi cerca modelli fuori dal coro con un’anima visionaria.










